di Valentina Magrin
10 aprile 2014
Sono passati 7 anni. Nel 2007 Alberto Stasi era un ragazzo, uno studente di Economia e Commercio dell’Università Bocconi alle prese con la tesi di laurea. Oggi Alberto è un uomo di trent’anni, fa il commercialista. Il suo aspetto non è cambiato di molto: faccia pulita, capelli biondi corti e occhi chiari, che molti definiscono “di ghiaccio”. Nel frattempo, però, è accaduto di tutto.
Il 13 agosto 2007 la fidanzata di Alberto, Chiara Poggi, viene trovata barbaramente uccisa nella sua casa di Garlasco, in via Pascoli 8. A trovare il cadavere è proprio Alberto, che è anche l’ultima persona ad averla vista viva la sera prima. Le indagini si concentrano ben presto proprio sul ragazzo, il cui comportamento desta molti sospetti: c’è la registrazione della telefonata al 118, in cui appare freddo e distaccato, ci sono le sue scarpe, quelle con cui dice di essere entrato nella villetta, che misteriosamente non hanno alcuna traccia di sangue. C’è, infine, il suo computer, dove oltre al file con la tesi di laurea viene ritrovato un grosso quantitativo di materiale pedopornografico. Forse Chiara lo aveva scoperto e gli aveva fatto una scenata, o minacciava di raccontarlo a qualcuno?
Alberto Stasi viene rinviato a giudizio, sceglie il rito abbreviato e viene assolto sia in primo che in secondo grado per insufficienza di prove. Un anno fa il colpo di scena: la Corte di Cassazione annulla la sentenza d’Appello. Tutto da rifare.
E così ieri, davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Milano, in un’aula a porte chiuse si è aperto l’appello-bis per l’omicidio di Garlasco.
In aula, oltre all’imputato, anche i genitori di Chiara, Rita e Giuseppe Poggi, che da anni si battono per riuscire a dare un senso alla morte della loro amata.
Il Procuratore Generale Laura Barbaini e l’avvocato di parte civile, Gian Luigi Tizzoni, hanno basato la loro richiesta di rinnovo parziale del dibattimento su 3 punti fondamentali:
1) LA CAMMINATA DI ALBERTO STASI – il Pg e l’avvocato Tizzoni hanno chiesto che venga ripetuto l’esperimento della camminata di Alberto sulla scena del crimine, dal momento che, quando fu fatto la prima volta, non vennero presi in considerazione i primi due gradini della scala in fondo alla quale fu trovata uccisa Chiara, gradini che l’imputato ha sempre dichiarato di aver sceso (anche perché, in caso contrario, difficilmente avrebbe potuto intravedere il corpo).
2) IL CAPELLO CASTANO CHIARO – Nel palmo della mano sinistra di Chiara Poggi è stato ritrovato un capello castano chiaro, ad oggi mai analizzato perché privo di bulbo. Ebbene, ora l’accusa chiede che su di esso vengano fatte le analisi per individuare il Dna mitocondriale. Analoghe analisi sono state chieste anche per i margini delle unghie della ragazza.
3) LA BICICLETTA – Infine, sono stati richiesti accertamenti su una bicicletta nera da donna appartenente alla famiglia Stasi. Secondo la testimonianza di una vicina di casa dei Poggi, Franca Bermani, infatti, la mattina del delitto nel muretto esterno della casa della vittima era appoggiata una bicicletta con le stesse caratteristiche. All’epoca dei fatti era stata analizzata solo la bicicletta di Alberto, che però era decisamente diversa. Proprio in relazione alle indagini sulla bicicletta, tra l’altro, l’allora comandante dei carabinieri di Garlasco, Francesco Marchetto, è stato indagato dalla procura di Pavia per falsa testimonianza in relazione alla sua deposizione davanti al Gup di Vigevano.
La difesa di Alberto Stasi, rappresentata dall’avvocato Angelo Giarda, si è ovviamente opposta a queste richieste, con la motivazione che “non aggiungerebbero nulla di nuovo”. Certo, si tratta di esami che sarebbero dovuti essere effettuati molto tempo fa, ma quantomeno quello sul capello qualche elemento in più lo potrebbe portare. La decisione comunque spetta al giudice. La prossima udienza è prevista per il 16 aprile.
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