di Redazione direzione@calasandra.it
18 aprile 2013
La prima sezione penale della Cassazione ha annullato la sentenza di assoluzione per Alberto Stasi: ci sarà un nuovo processo d’Appello. Stasi, che oggi ha 30 anni, sia in primo che in secondo grado, era stato assolto dall’accusa di essere l’assassino della sua fidanzata, Chiara Poggi.
Ieri il Procuratore Generale della Cassazione, Roberto Aniello, aveva chiesto di annullare l’assoluzione (pronunciata sia in primo che in secondo grado) e riaprire il processo, ravvisando gravi illogicità, oltre a “lacune e incongruenze e una sopravvalutazione della prova scientifica” nelle sentenze di primo e secondo grado.
Aniello, in particolare, si era soffermato sulle telefonate fatte la mattina del 13 agosto 2007 da Alberto Stasi al cellulare di Chiara e al fisso di casa Poggi: “C’è una ragione precisa per cui Alberto Stasi è ritornato in casa Poggi – questa la tesi del Pg – Quella mattina Stasi ha effettuato una serie di telefonate sia da fisso che da cellulare ad intervalli cadenzati. Solo tra le 10.46 e le 10.48 ci sono state 7 chiamate sul telefono di Chiara. Poi alle 13.26 -13.27 succede qualcosa di diverso. C’è una chiamata di Stasi al fisso della famiglia Poggi che ha una risposta muta di 12 secondi, data in automatico dal sistema di allarme predisposto per attivarsi in tal senso. Stasi è quindi rimasto in linea 12 secondi, un tempo non brevissimo, ma interrogato non dirà mai di aver avuto questa risposta muta e di essere rimasto in linea per 12 secondi. In base a questo quadro ritengo ragionevole che Stasi colto dal panico, e credendo che la vittima si fosse ripresa, sia entrato per controllare se Chiara fosse viva o morta. E forse ha fatto i primi gradini della scala su cui si trovava il corpo evitando consapevolmente le macchie di sangue”.
Per quanto riguarda il momento del ritrovamento del corpo, il procuratore della Cassazione aveva ritenuto inverosimile che “Nel momento della scoperta della fidanzata massacrata, Stasi non si sia nemmeno avvicinato per vedere se era necessario soccorrerla e non abbia nemmeno chiamato il118”.
Il pg Aniello, inoltre, aveva insistito sulla necessità di analizzare il capello castano chiaro trovato nella mano sinistra di Chiara Poggi: “Che sia caduto da solo o per effetto di una trazione non capisco che rilevanza abbia. È un capello della vittima o dell’aggressore e questo deve essere accertato”.
Infine, per il Procuratore Generale aveva sottolineato il fatto che Chiara doveva per forza conoscere il suo assassino (ricordiamo che gli avrebbe aperto la porta di mattina presto, mentre era ancora in pigiama). Aniello aveva fatto notare come, essendo piena estate, “non ci fossero in quel momento molte persone a Garlasco e in ogni caso nulla è emerso su altre persone che potessero avere un movente per uccidere Chiara Poggi”.
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