VI RICORDIAMO CHE POTETE SOSTENERE CRONACA-NERA.IT CLICCANDO QUI
di Simone Rinaldi (per contatti clicca QUI)
17 marzo 2014
Un paio di mesi fa, ci eravamo lasciati con la delicata decisione che avrebbe dovuto prendere la Procura di Pisa, che indaga sulla scomparsa di Roberta Ragusa: rinviare a giudizio Antonio Logli, marito di Roberta nonché indagato per omicidio ed occultamento di cadavere, oppure archiviare il caso? Gli ultimi sviluppi di questa brutta vicenda sembrerebbero far propendere per la prima opzione: una richiesta di processo per quello che gli inquirenti ritengono essere l’assassino di Roberta.
Lo scorso 25 febbraio, infatti, Antonio Logli ha fatto sapere tramite il suo legale, l’avvocato Roberto Cavani, che non si sarebbe presentato in Procura per l’interrogatorio previsto. Logli, dunque, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Sarebbe stata la prima volta in cui l’uomo avrebbe fatto la sua comparsa davanti agli inquirenti come indagato, e non dai carabinieri come persona informata sui fatti, come sempre accaduto finora. A capo della Procura di Pisa, a dirigere le indagini, è il procuratore Ugo Adinolfi, il quale aveva precisato che il tanto atteso interrogatorio ci sarebbe stato soltanto a indagini concluse, ossia quando gli inquirenti avessero avuto tutti gli elementi da contestare a Logli.
Dunque, il quadro indiziario contro Antonio Logli è completo. Benché il corpo di Roberta Ragusa, scomparsa a Gello (PI) nella notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012, non sia ancora stato trovato, ci sono numerosi indizi e testimonianze che porterebbero a ritenere che la donna sia stata uccisa proprio dall’uomo che amava. C’è il “supertestimone”, Loris Gozi, che si dice certo di aver visto in via Gigli, strada poco distante da casa Logli, Antonio e Roberta litigare dopo la mezzanotte del 13 gennaio. Lui l’avrebbe colpita e caricata in macchina; Gozi sostiene, inoltre, di trovato del sangue nel punto in cui i due avevano discusso. Logli, al contrario, ha sempre sostenuto che a quell’ora dormiva. Ma i tabulati telefonici fanno emergere, suo malgrado, un’altra verità: quella notte ben tre telefonate sono state fatte dall’uomo a quella che ormai da anni era la sua amante, Sara Calzolaio. L’ultima, di pochi secondi, dopo la mezzanotte.
Inoltre, ci sono anche gli ambigui comportamenti di Antonio: la richiesta fatta a Sara di distruggere i loro cellulari “segreti”, la mattina del 14 gennaio; il fatto che l’uomo, sempre il mattino successivo alla scomparsa della moglie, sia andato a chiedere soltanto a Gozi, alla moglie e alla suocera se la notte prima avessero visto qualcosa, e non a tutti gli abitanti di via Gigli; il suo recarsi, nei giorni successivi all’accaduto, nel punto esatto in cui, soltanto dopo molto tempo, Loris riferirà di averlo visto con Roberta quella notte.
Probabilmente, oltre a questi indizi e altri ancora, è stata proprio la scelta di Antonio di restare in silenzio ad acuire i dubbi che la Procura nutre da sempre verso l’uomo e, quindi, a rendere sempre più concreta l’ipotesi di un suo rinvio a giudizio. Tale decisione potrà essere presa dal giudice per l’udienza preliminare entro il prossimo 17 aprile.
www.cronaca-nera.it
Leggi anche:
ROBERTA RAGUSA: A DUE ANNI DALLA SCOMPARSA ANCORA NESSUNA CERTEZZA
ROBERTA RAGUSA: LA MAMMA SCOMPARSA DA CASA IN UNA FREDDA NOTTE D’INVERNO
ROBERTA RAGUSA: GLI ULTIMI SVILUPPI NELL’INDAGINE SULLA SUA SCOMPARSA