Dieci anni fa, il 29 ottobre 2009, a Macerata, mentre era in auto e faceva ritorno a casa, moriva, a 33 anni, Claudia Bartolozzi. La sua macchina fu ritrovata avvolta nelle fiamme, in via contrada Alberotondo, intorno alle ore 5:45.
Nessuno dei suoi parenti ha mai creduto all’ipotesi del suicidio. Claudia era piena di vita, di ottimismo e di progetti per il futuro che si stavano già realizzando: non aveva alcun motivo per suicidarsi.
Ma l’unica ipotesi prospettata dagli inquirenti è stata proprio quella del suicidio ed il caso fu archiviato.
Qualche anno fa, i genitori di Claudia, Basilio e Giuseppina, hanno dato incarico all’Avv. Alessandro Caruso Frezza, che ha prontamente preso in mano il fascicolo delle indagini svolte e ha condotto egli stesso, a sua volta, insieme al suo staff di esperti, nuove indagini difensive.
La rilettura delle risultanze istruttorie di dieci anni fa e le nuove indagini svolte (con ausilio tecnico-grafico, grafologico e criminologico) consentono di sostenere l’ipotesi dell’omicidio premeditato e hanno consentito all’avvocato di prospettarla, unitamente ad una nuova perizia grafologica, alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Macerata.
Il 2 dicembre 2019, presso il Tribunale di Macerata, dinanzi al G.I.P, dott. Domenico Potetti, l’avv. Alessandro Caruso Frezza insisterà affinchè le indagini proseguano e siano effettive ed efficaci.
La rigorosa logica probatoria diretta ed inferenziale – dai fatti nuovi e certi acquisiti e/o riletti dall’avv. Alessandro Caruso Frezza e dal suo staff di esperti e sottoposti all’attenzione del G.I.P., con proprio atto depositato il 29 ottobre 2019 – conduce all’ipotesi dell’omicidio premeditato, sebbene ancora con suo autore ignoto.
Sottolinea l’avv. Caruso Frezza: “Dieci anni fa, ciò che ritengo essere stati solo un “depistaggio volontario ad opera di ignoti” ed un “antefatto casuale irrilevante” concorse a far apparire credibile l’ipotesi del suicidio. Ma così non doveva essere. Né può più essere. E’ necessario, dunque, che si indaghi effettivamente al fine di individuare il colpevole e/o i colpevoli, ad oggi rimasti ignoti. Il diritto alle indagini effettive ed efficaci è un diritto fondamentale presidiato, fra l’altro, dall’art. 2 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, che non può essere violato a causa di semplificate ed affrettate ipotesi ricostruttive. Claudia Bartolozzi ed i suoi genitori non meritano questa semplificazione. Non lo merita l’esigenza fondamentale (di ogni Stato che si proclami di diritto e di garanzia della integrità fisica e personale di ciascuno dei suoi cittadini) che ogni delitto venga perseguito con determinazione, ancorchè possa essere difficile o complessa la individuazione del suo autore. Lo stesso convincimento che si sia trattato di suicidio necessita, prima di essere reiterato, che venga vagliata, seriamente e con determinazione, ogni altra ipotesi alternativa, per come puntualmente circostanziata e documentata agli atti del procedimento. L’ipotesi adesso è quella dell’omicidio premeditato”.
E’ per questo motivo che la fiducia riposta nel G.I.P. da parte del legale dei genitori di Claudia è e rimane massima. Forte è, altresì, il desiderio e la speranza per i genitori di Claudia di trovare finalmente il colpevole della morte della figlia.
(Comunicato stampa)