Forse è proprio questa la faccia del Mostro di Firenze

Una delle tre facce non è nuova, l’hanno vista centinaia e centinaia di volte tutti quelli che si interessano alla storia infinita e incredibile del Mostro di Firenze. Ma. Ma se i magistrati non hanno mai capito che i francesi (delitto Mauriot-Kraveichvili, 1985, l’ultimo della serie) morirono 48 ore prima, se non si sono mai accorti delle menzogne ripetute del teste Gianfranco Lotti (il principale “compagno di merende” di Pacciani) sui delitti di Giogoli, Vicchio e Baccaiano, se è vero che esiste una lettera anonima che anticipa il ritrovamento del proiettile nell’orto di Pacciani (ne parlammo qui), un altro elemento ancora può essere aggiunto alla rilettura della storia del Mostro. Un elemento che avvalora la testimonianza di Baldo Bardazzi.  Anche questo, come la questione del proiettile, viene dal documentarista Paolo Cochi, da anni impegnato in una paziente opera di decostruzione e ricerca della vicenda fiorentina. Vediamo di che si tratta.

Alto, robusto, corpulento,  viso tondo, capelli corti, rossicci e stempiato.  Il primo agosto 1984, alla stazione dei Carabinieri di Borgo San Lorenzo, ci sono padre e figlio, Pietro e Baldo Bardazzi (nella foto), gestori di una tavola calda a Torre di Borgo San Lorenzo (“La Torre”, appunto). I due hanno qualcosa da dire sull’omicidio di Pia Rontini e Claudio Stefanacci, verificatosi due giorni prima a Vicchio, in località Boschetta di Dicomano.

BARDO BARDAZZI

 

 

 

 

 

Oggi Baldo, intervistato da Paolo Cochi, parla così di Pia e Claudio: “io li conoscevo solo di vista, erano già stati nel mio locale a far merenda, nel senso che non erano due facce nuove , che poi riconobbi il lunedì pomeriggio leggendo il giornale e vedendo le foto”. Ecco spiegato perché i ragazzi erano andati in quel posto a diversi km da casa: non era poi strano, ci erano già stati. Un’affermazione che aveva già fatto in Assise, all’epoca, ma che era passata un po’ inosservata, quando invece aumenta il valore del suo riconoscimento. Ricordiamoci come descrive così, nel verbale del 1985, cosa ha visto quel giorno: “Subito dopo l’arrivo dei ragazzi, a distanza di forse un minuto, arrivò nel bar un individuo solo, mai visto prima. Ho notato questa persona in primo luogo perché era molto ben vestita, tanto che pensai, anche per il suo comportamento iniziale, che potesse essere uno della finanza a fare controlli. Si trattava di un uomo dell’età di circa 45-50 anni, alto circa 1,80 mt,  di corporatura robusta con la faccia abbastanza piena. Occhi marroni, naso normale, fronte ampia e stempiata, capelli molto corti biondi sul rossiccio, nessun segno particolare… (…) Anche mio padre e mia sorella videro l’uomo”. Ma è l’espressione del Rosso che colpisce Baldo: “Era di faccia burbero, come “incazzato”… ordinò una birra a mia sorella, pagò ed uscì fuori dal locale per sedersi ad un tavolino antistante. Dalla sua posizione, attraverso la porta aperta, guardava i ragazzi, dico meglio, addirittura li scrutava con intensità, amarezza, rabbia e continuità.  Appena entrato l’individuo nell’uscire fuori con la birra, svolgendo uno sguardo in direzione dei ragazzi, ebbe come un moto di stizza o di rabbia, cioè contrasse gli occhi e digrignò la bocca, mostrando appena i denti. Quando l’individuo si portò fuori continuò ad avere questo stesso modo di stizza più volte. (…) Nell’immediatezza del fatto sia io che mio padre meravigliati da questo fatto e preoccupati, proprio al fine di controllare come mai e perché scrutava in quel modo, mio padre, al quale io feci appositamente un panino, se ne andò fuori, vicino allo sconosciuto, sedendosi a mangiare il panino. (…) Ricordo che notai il fatto che lo sconosciuto impiegò quasi mezz’ora a bere mezzo bicchiere di birra e poi bevve l’altra metà d’un colpo appena vide alzarsi i ragazzi”.  Pietro Bardazzi confermò la deposizione del figlioOggi Baldo aggiunge: “La mia testimonianza fu ritenuta attendibile  anche perché, dall’esame del contenuto gastrico, furono trovati elementi congruenti a quanto avevo detto”.  Un elemento da verificareVenne disegnato un identikit sulla base delle indicazioni di Baldo. E’ il primo a sinistra, sopra il titolo.

bar bardazzi

 

 

 

 

 

 

 

Finora la testimonianza dei Bardazzi si era però scontrata con un problema. La fascia oraria in cui avevano visto i ragazzi non tornava coi tempi e con l’orario di arrivo di Pia al bar “La nuova spiaggia”. Ma nell’ intervista che gli fa Cochi la cosa si chiarisce: l’elemento nuovo è questo.

Il Rosso però torna anche in altre testimonianze. Se riprende quota l’avvistamento del bar “La Torre”, vale la pena rileggerle. Sono quelle di due colleghe del Bar “La Nuova Spiaggia” (nella foto sotto), quello vicino la stazione di Vicchio dove lavorava Pia. Emanuela Bazzi e Luciana Lelmi dicono di aver visto e parlato con un individuo somigliante all’uomo visto dai Bardazzi (lo raccontano qui). Il Rosso è venuto anche al loro bar. Si presenta una settimana prima del delitto. Pia è lì. La Lelmi lo descrive “alto circa 1,75m, abbastanza robusto viso rotondo, di colorito roseo, capelli lisci corti con ciuffo che lo mandava sul lato sinistro forse leggermente stempiato, i capelli erano di colore biondo chiaro, età apparente di circa 45 anni”. Fa una domanda strana: “Quante siete a lavorare qui?”. “Lo sconosciuto aveva un accento toscano e quando parlava non mi sembrava fosse una persona del tutto normale, lo stesso mi scrutava in modo voglioso guardandomi dall’alto al basso. Lo stesso individuo l’ho rivisto verso le ore 10/11 di ieri che si è presentato al banco e ha chiesto un caffè e non mi ha chiesto nient’altro”. Quindi il Rosso è ripassato anche dopo il delitto.

 

Nuova spiaggia

 

 

 

 

 

 

 

 

Anche la Bazzi lo vede due volte e la colpisce il fatto che sapesse il suo nome. Due sabati prima del delitto è lì a importunare una cliente: “Hai ancora la tenda in quel posto?”. La ragazza risponde scocciata. Lui: “allora questa sera vengo a trovarti”. La ragazza paga e va via frettolosamente. Ma la Bazzi lo rivede proprio poche ore prima del delitto: “Ho rivisto questa persona sabato 28 luglio verso le ore 19:30. Ordinava il caffè e nel mentre io ero alla macchina questo mi si avvicinava dietro e mi chiedeva, dopo avermi chiamato per nome, e dandomi del tu, se qualche volta andavo a ballare“. Il Rosso se ne va.  “La persona a cui mi riferisco è alta circa 1.80 cm, molto robusta, viso tondo, colorito roseo accentuato, labbra carnose, senza barba ne baffi, capelli corti stempiato di colore rossiccio, occhi credo marrone chiaro”. E’ lo stesso uomo visto dalla Lelmi, non c’è dubbio.

Ed è forse lo stesso visto anche da Franco L. al bar, il giorno del delitto o quello dopo.  Sono circa le 20. “Mi sono accorto di questo signore in quanto era molto distinto e portava la giacca, benché facesse molto caldo. Individuo molto somigliante all’identikit”. Preoccupata, la Bazzi chiede notizie in giro: sapete chi è? Uno di Scarperia, le risponde qualcuno. Il colonnello dei Carabinieri Sticchi, che si occupava territorialmente delle indagini, fece vari tentativi di individuare il Rosso, ma senza risultato. Solo che la Bazzi non gli disse l’indicazione che aveva ricevuto. E finì lì.

Forse sono solo suggestioni, ma il Rosso ha notato una ragazza in tenda (come i francesi, che saranno uccisi nella loro tenda) e alla Bazzi domanda se va a ballare (e Gentilcore/Pettini, come Foggi/Di Nuccio, uccisi rispettivamente nel 1974 e nel 1981, provenivano da discoteche, la notte in cui morirono). Sta di fatto che il Rosso viene visto da più persone nei giorni del delitto Rontini/Stefanacci ed è indubbiamente un tipo sospetto. Gli stessi giorni in cui depose anche Tiziana S., che vede uno che gli somiglia forte lungo le rive della Sieve, a qualche decina di metri da dove saranno uccisi, due settimane dopo, Pia e Claudio. Sabato 14 luglio us.” – è Tiziana che depone -” (…) la mia attenzione è stata richiamata dalla vista di un individuo che stranamente dalla strada sagginalese, dietro un cespuglio, guardava in basso le persone che prendevano il sole… o che pescavano. La persona era molto distinta. (…) Ad un certo punto io e i presenti abbiamo sentito un rumore, come di smottamento di terreno (…). L’individuo accortosi che tutte le persone guardavano nella sua direzione, si allontanava repentinamente… (…) Era alto 1.80 cm, corporatura prestante, capelli corti con riga sul lato sinistro, leggermente stempiato. Aveva il viso leggermente ovale. Ritengo che la sua età si aggirasse sui 40/45 anni. (…) Ritengo che il colore dei suoi capelli fosse sul castano chiaro, ma non escludo la gradazione del biondo o del rossiccio”.

Era il 1984. L’epopea rosso sangue del Mostro si sarebbe conclusa a settembre 1985 con la notte di Scopeti. Dopo l’ultimo delitto si presentarono due testi ai carabinieri: Luciano Cigolini e Milena Sossi. Il 10 agosto, un mese prima, si erano imbattuti in un uomo che, non visto, ispezionava la loro auto, parcheggiata lungo via degli Scopeti. Dalle loro deposizioni nacquero altri 2 identikit. Li vedete accanto al suo: va detto che non dissero che aveva i capelli rossi. Può essere lo stesso uomo?

Se il serial killer fosse di Scarperia, allora avrebbe senso, per lui, imbucare a San Piero a Sieve -come fece- la lettera col lembo di seno della Mauriot che poi spedì al magistrato Della Monica: Scarperia è a un passo da San Piero. Aveva molto meno senso attraversare mezza Toscana e fare 60 km dal luogo del delitto, rischiando di farsi fermare a un controllo con addosso pistola, coltello e feticci, per depistare andando dalla parte opposta a casa. Avrebbe senso anche il primo delitto, se consideriamo come tale quello del 1974: perché commesso vicino casa, come ci insegna la criminologia. Si parte da vicino, si acquista fiducia, poi ci si allontana. Prima mi bagno vicino la riva, quindi imparo a nuotare al largo.

L’assassino ha la faccia del Rosso?

di Fabio Sanvitale