L’inossidabile Franca Leosini è tornata con la 16/a edizione di Storie Maledette in prima serata su Rai3, dedicando due puntate al delitto della quindicenne Sarah Scazzi, uccisa ad Avetrana il 26 agosto del 2010. Un delitto che ha scosso profondamente l’opinione pubblica, trasformando l’anonima Avetrana in un grottesco cinema dell’orrore pieno zeppo di giornalisti, troupe assediate in loco per stanare l’assassino e trasmissioni televisive con sedicenti esperti che analizzavano al microscopio ogni singola dichiarazione resa alla stampa da una famiglia che di lì a poco sarebbe finita nel marasma giudiziario che li avrebbe condannati tutti –o quasi- in via definitiva: i Misseri.
Franca Leosini ha incontrato Sabrina Misseri e Cosima Serrano nel carcere di Taranto, dove stanno scontando una condanna all’ergastolo. E’ stato un percorso lungo e tortuoso, che ha scavato a fondo nel lato umano dei personaggi e che ha portato la giornalista a studiarsi ben 10mila pagine di atti processuali. L’incontro con Sabrina e Cosima è avvenuto in momenti separati, onde evitare che si potessero influenzare a vicenda e con una particolare attenzione rivolta nella ricostruzione dei fatti. Un delitto raccontato in due puntate, dove Sabrina e Cosima hanno mostrato le luci e le ombre di una storia che vede al centro di tutto Sarah Scazzi, una giovane e bella ragazza dai capelli biondi che viveva con la sua famiglia ad Avetrana, Comune della Provincia di Taranto, in Puglia.
Alle 14.30, quando le famiglie avevano appena concluso il pranzo, la piccola Sarah usciva di casa e si incamminava verso casa Misseri, con l’intento di andare al mare con la cugina Sabrina. Il sole batteva forte quel giorno, l’asfalto era rovente e creava onde sinusoidali che dissetavano soltanto l’illusione ottica, le cicale si udivano in lontananza e rompevano il silenzio di quella tranquilla cittadina della Puglia. Il breve tragitto che avrebbe dovuto percorrere la piccola Sarah per arrivare dalla cugina Sabrina, si trasforma improvvisamente in un inquietante silenzio. Vengono perlustrati i canali, i casolari, i pozzi, vengono lanciati appelli e sin da subito la scomparsa della piccola Sarah Scazzi entra nelle case degli italiani. Vengono immediatamente ascoltate numerose persone nella caserma di Manduria, con l’obiettivo di ricostruire gli ultimi momenti, viene ascoltata anche Sabrina Misseri. Fin da subito viene esclusa l’ipotesi di un allontanamento volontario: l’ipotesi investigativa più accreditata è il sequestro di persona. Un testimone dichiara di aver visto Sarah prima della sua scomparsa, sulla strada tra Via Raffaello Sanzio fino a Via Grazia Deledda, vicino casa Misseri. Avetrana viene improvvisamente presa d’assalto da giornalisti che intervistano H24 chiunque graviti attorno alla vicenda e in quel tratto di strada: ricostruzioni in diretta tv, fiaccolate, testimonianze, opinionisti, esperti; ogni trasmissione televisiva, a fasce alterne, ospita la famiglia Misseri che ricostruisce la vicenda con lacrime e fazzoletti acclusi.
Il 29 settembre 2010, Michele Misseri rinviene in contrada Tumani, a sette chilometri da Avetrana, il cellulare della piccola Sarah parzialmente bruciato, privo di batteria e sim, in un cumulo di cenere, nei pressi del ciglio della strada. Misseri racconta di essersi recato lì perché, il giorno prima, aveva dimenticato un cacciavite nell’uliveto. Notato l’apparecchio, e riconosciutolo grazie ad un lucchetto nella custodia, Miisseri chiama immediatamente la figlia Valentina e torna a casa. Gli inquirenti mettono ancor di più sotto torchio la famiglia Misseri e, dopo aver interrogato Sabrina e l’amica Mariangela, il 6 ottobre 2010 Michele Misseri confessa di aver ucciso la nipote mediante strangolamento nel garage di casa e di aver occultato il corpo il giorno stesso della scomparsa. Il corpo di Sarah Scazzi viene rinvenuto a seguito delle indicazioni date agli inquirenti da Michele Misseri. Concetta Serrano, mamma della piccola Sarah, apprende la drammatica notizia durante un collegamento in diretta con il programma “Chi l’ha visto?” mentre era nel soggiorno di casa Misseri.
Lo Zio Michele diventa improvvisamente il “mostro”, l’opinione pubblica grida allo scandalo sbattendo la sua faccia sulle prime pagine di tutti i giornali nazionali, soprattutto a seguito delle autoaccuse di vilipendio di cadavere. Parole che hanno travolto come un fiume in piena i magistrati che però, impassibili, hanno assistito improvvisamente alla mutazione di quelle dichiarazioni che si rimpastarono e si riempirono di sfumature, di falle e contraddizioni che portarono al crollo di un’apparente castello di certezze. “Chi ha ucciso Sarah?” si chiese a gran voce l’opinione pubblica divisa tra innocentisti e colpevolisti ma affamata di verità. Erano anni difficili per un’Italia non ancora rodata ai processi mediatici a reti unificate, dove le lacrime di una cugina affranta dal dolore erano sinonimo di verità e sincera apprensione.
L’apparente castello della famiglia unita e felice è stato definitivamente smembrato dalle sentenze emesse dai giudici della Prima sezione penale della Cassazione che hanno condannato all’ergastolo proprio la cugina Sabrina Misseri e la zia Cosima Serrano per l’omicidio di Sarah Scazzi, accusate di averla strangolata; zio Michele invece, è stato condannato a otto anni perché sarebbe stato proprio lui ad aver occultato il corpo dopo il delitto anche se tutt’oggi continua a proclamarsi l’unico responsabile. Oggi cosa rimane di questa triste storia? Rimangono le lacrime di Sabrina Misseri, tornate in pompa magna sul piccolo schermo e accompagnate da parole che impugnano a gran voce un’ingiusta colpevolezza; rimane Via Grazia Deledda baciata da sole, ma oggi vuota e priva di cronisti pronti a catturare l’ultimo colpo di tosse dell’orco o l’ultima lacrima non ancora scivolata dal viso; rimane il dolore di una madre che non vedrà la sua bambina diventare donna perché uccisa brutalmente da quella famiglia di cui tanto si fidava e che avrebbe dovuto proteggerla. Rimane la dignità e il dolore di Concetta Serrano, una donna forte e coraggiosa, che dinnanzi alle parole di Sabrina e Cosima che continuano a professarsi innocenti non è riuscita a trattenere la rabbia, nonostante la condanna all’ergastolo e gli anni trascorsi, e nel corso di un’intervista rilasciata al settimanale ‘Giallo’ ha riferito “evidentemente quello che hanno da dire Cosima e Sabrina, dal punto di vista di chi dirige la trasmissione, è più importante del pensiero dei familiari della vittima. Per quanto riguarda il rispetto, quello ormai non esiste più…”. Oggi rimane il ricordo indelebile della piccola Sarah Scazzi,che riposa nel cimitero di Avetrana con il suo sorriso cristallizzato nel tempo e nella memoria di tutti noi che abbiamo imparato a conoscerla attraverso le foto e i racconti di chi le ha voluto veramente bene. Un piccolo angelo pieno di sogni e ambizioni ma strappato alla vita terrena troppo presto da mani che avrebbero dovuto abbracciarla, proteggerla e confortarla, ma invece hanno voluto sancire la sua fine con un delitto dalla ferocia inaudita.
di Angelo Barraco