Breve articolo sui processi in Italia. Prendete Vincenzo Paduano, quello che ha ucciso e dato fuoco (dato fuoco, dico) alla sua ex, Sara Di Pietrantonio. Accadeva a Roma, su via della Magliana, nelle prime ore del 29 maggio 2016. Vediamo in che modo potrebbe essere libero tra 15 anni, più o meno.
Facciamo un piccolo esercizio di matematica penale? Paduano viene arrestato subito, dice di non ricordare, finge di piangere ma senza lacrime, dice di avere problemi nella testa, ma di non essere un mostro. Le accuse: omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dalla minorata difesa e dai futili motivi; e poi incendio, distruzione di cadavere e stalking. En plein. Processo: la difesa chiede il rito abbreviato, cosa che è nel suo diritto e che -attenzione- il magistrato non può rifiutare. In pratica, la difesa sceglie di saltare il dibattimento, l’escussione dei testi, eventuali perizie. Si decide sulle carte. Ora, rito abbreviato=riduzione di un terzo della pena. Paduano quindi dovrebbe “cavarsela” con 30 anni. Invece prende l’ergastolo: bene, direte voi. Cos’è successo? E’ successo che un simile cumulo di reati avrebbe dovuto produrre ergastolo+isolamento diurno per un tot di tempo, ma siccome siamo all’abbreviato ecco che il giudice riduce la pena al “solo” ergastolo. Benissimo, direte voi. Ma adesso arriva l’appello: e spesso l’appello in Italia riduce le pene. Supponiamo che la difesa di Paduano sia così abile da smussare gli angoli dell’accusa, che so, delle aggravanti. Sarebbe un trionfo, per loro. Intendiamoci, è difficile che accada, viste le prove, ma hai visto mai? In questo caso l’ergastolo scenderebbe a 30 anni. Quanti di questi anni farebbe Paduano? Innanzitutto, ci sono gli sconti di pena della liberazione anticipata, pari a 7 anni e mezzo. E siamo a 22 e 6 mesi; pertanto, dopo 15 anni potrebbe essere fuori in semilibertà.
Il problema non è Vincenzo Paduano, intendiamoci. Questo articolo non parla di lui. E non parla nemmeno della magistratura, perchè per quanto ci siano ampi spazi discrezionali lasciati al magistrato in udienza, questo si muove sempre e comunque nel solco tracciato dalle leggi. E le leggi le fa il Parlamento. Il punto, infine, non è nemmeno che il rito abbreviato sia sbagliato, perché non lo è. Serve a decongestionare i processi. Ma provate ad applicarlo a un caso di omicidio volontario e vedrete come il sonno della giustizia genera mostri. Ecco perchè abbiamo reati enormi e pene troppo miti. E’ già successo e succederà ancora. Veronica Panarello ha chiesto l’abbreviato (risultato: 30 anni invece dell’ergastolo, almeno per ora). Emblematico Salvatore Parolisi, che ha chiesto l’abbreviato e ha preso anche lui l’ergastolo in Assise, per ritrovarsi, dopo la defalcazione dell’aggravante della crudeltà, con 20 anni di pena definitiva. Ma la volete sapere tutta? Di anni ne farà 15, alla fine, e tra 4 sarà fuori. Perché anche lui usufruirà degli sconti di pena della liberazione anticipata (90 giorni all’anno) e dopo due terzi della pena sarà ammesso alla semilibertà. Sì, c’è qualcosa che non va: il principio della proporzionalità tra pena e reato è saltato. E da un pezzo.
Fine dell’ora di matematica penale e buona notte.
di Fabio Sanvitale