La notizia è inaspettata. Valentina Pitzalis è indagata nella riapertura delle indagini sulla morte di Manuel Piredda. Tutto accade a Bacu Abis, in provincia di Cagliari, quando la sera dell’11 aprile 2011 un piccolo appartamento arde tra le fiamme. Nel rogo muore un ragazzo, il 27enne muratore Manuel Piredda, ed è gravemente sfigurata e ferita la sua ex moglie, Valentina Pitzalis. Che ha sempre sostenuto di esserse stata vittima di un tentato femminicidio: il suo caso, la sua battaglia, il suo libro, le sue presenze sui media l’hanno resa un simbolo della lotta a questo reato endemico.
Secondo la versione che finora è passata, Manuel Piredda, quella sera, l’avrebbe cercata molte volte per avere da lei un documento anagrafico. All’epoca i due erano già separati e ognuno aveva un nuovo compagno. Entrata in casa, Piredda avrebbe chiuso col chiavistello la porta per non farla uscire, le avrebbe gettato addosso del liquido infiammabile con un innaffiatoio (o un secchio); quindi si sarebbe versato lo stesso liquido addosso e si sarebbe dato fuoco, con l’idea folle di morire insieme. E col bel risultato di morire soltanto lui. La Pitzalis, che all’epoca aveva 22 anni, fu salvata dall’arrivo dei Vigili del Fuoco: l’appartamento era distrutto. Porta addosso i segni delle fiamme, coi quali fa i conti ogni giorno.
Oggi la Procura di Cagliari ha deciso di riaprire l’inchiesta. Comunque sia andata, è oggettivo un fatto: all’epoca le indagini seguirono immediatamente le dichiarazioni della ragazza, rilasciate il 7 maggio 2011 presso il Centro Grandi Ustionati dell’Ospedale; e quindi una serie di accertamenti non furono svolti, ritenendo vera la sua drammatica versione dei fatti. Le sue condizioni disperate furono, come dire, la prova stessa delle sue affermazioni. Noi non sappiamo come siano andate davvero le cose, ma sappiamo che già due anni fa la famiglia Piredda cercava di far sentire la propria voce, di far riaprire il caso e riabilitare Manuel: per loro le cose sono andate al contrario e la Pitzalis avrebbe cercato, riuscendoci, di uccidere Piredda. Al momento non si sa sulla base di quali elementi la magistratura abbia deciso di riaprire il fascicolo; elementi che sono stati suggeriti dai legali dei Piredda in una lunga serie di esposti, l’ultimo dei quali a luglio scorso.
A farci capire che la magistratura non ha ancora una pista precisa sono i capi d’imputazione: omicidio, omicidio del consenziente, istigazione al suicidio; oltre che ovviamente incendio doloso. Due dei tre capi sono stati indicati dall’avvocato Gianfranco Sollai, che rappresenta i Piredda, nei suoi esposti. A questo punto, riaprire e fare chiarezza è d’obbligo. Ci saranno nuovi accertamenti, forse verrà riesumato Manuel Piredda. Vedremo cosa succederà.
di Fabio Sanvitale