Molto probabilmente, nell’incessante ricerca della verità sulla morte del calciatore Donato “Denis” Bergamini, sta per aprirsi un nuovo capitolo. Il procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla ha infatti chiesto al gip la riapertura delle indagini e la riesumazione dei resti del calciatore del Cosenza, deceduto in circostanze poco chiare il 18 dicembre 1989. Si tratterebbe della terza inchiesta su quello che ad oggi, ufficialmente, è un caso di suicidio. Già, perché Denis Bergamini, ricordiamolo, ha finito i suoi giorni all’età di 28 anni sotto un camion lungo la statale 106, all’altezza di Roseto Capo Spulico (Cosenza).
Nel pomeriggio di quel sabato 18 dicembre, intorno alle 16, senza tante spiegazioni e dopo una telefonata con l’ex fidanzata Isabella Internò, il centrocampista lascia il ritiro della squadra si reca a casa di questa. Alle 16.30 i due, a bordo della Maserati di Denis, partono alla volta di Taranto. Del perché di questo viaggio e di quello che di lì a poco sarebbe successo, l’unica testimone è proprio Isabella: la ragazza racconta che Denis le avrebbe confidato di essere in crisi con il mondo del calcio e di voler scappare lontano, imbarcandosi da Taranto alla volta delle Azzorre o delle Hawaii.
Durante il tragitto, mentre stanno percorrendo la Statale Ionica 106 all’altezza di Roseto Capo Spulico, improvvisamente Denis avrebbe fermato la macchina, sarebbe sceso e avrebbe iniziato a camminare lungo il ciglio della strada. In quel mentre sta sopraggiungendo un camion Fiat Iveco 180, guidato da un certo Raffaele Pisano, che viaggia a una velocità di 30 km/h. Appena lo vede, Denis – secondo quanto testimoniato dall’autista – si sarebbe buttato a pesce, finendo sotto le ruote dell’autocarro, che lo trascinerà per una sessantina di metri, prima di fermarsi. Mancano pochi minuti alle 19.30. Si spegne così la giovane stella del Cosenza.
La prima inchiesta, immediatamente successiva alla tragedia, stabilisce che si è trattato di suicidio e assolve Raffaele Pisano dall’accusa di omicidio colposo.
22 anni dopo, nel 2011, vengono indagati l’ex fidanzata Isabella Internò, con la grave accusa di concorso in omicidio, e Raffaele Pisano, con l’accusa di favoreggiamento. La famiglia di Denis Bergamini è convinta che il ragazzo non avesse alcun motivo per suicidarsi, e questa convinzione sembra essere rafforzata da una serie di elementi che non tornano.
Innanzitutto, il motivo scatenante di tale gesto: Denis non poteva essere scontento della sua carriera sportiva, era un bravo giocatore su cui avevano messo gli occhi importanti squadre come la Fiorentina e il Parma e, proprio per questo, il Cosenza gli aveva da poco triplicato lo stipendio.
E poi, come evidenziato da una relazione dei Ris del 2012, le dinamiche dell’incidente: Denis viene ritrovato con le scarpe, l’orologio e la catenina intatti, senza neppure un graffio. Ha una lesione molto vasta alla parte destra dell’addome, mentre il camion l’ha investito dalla parte sinistra. Secondo i verbali dell’epoca, Denis prima di morire avrebbe camminato su un terreno fangoso, ma le suole delle sue scarpe sono pulite. Infine, dalle fotografie fatte al cadavere sul luogo del delitto, si è notato che l’ora segnata dall’orologio di Denis al momento di quegli scatti è antecedente all’orario ufficiale in cui sarebbe avvenuto l’incidente…
All’appuntamento coi Pm, però, Isabella Internò non si presenta (al posto suo ci sono gli avvocati) e Raffaele Pisano decide di avvalersi della facoltà di non rispondere. E così, in mancanza di ulteriori riscontri, nel dicembre 2015 il Gip (su richiesta della procura) dispone l’archiviazione perché “dall’esame del copioso materiale investigativo e dalla disamina dei vari accertamenti eseguiti, è emersa l’infondatezza della notizia di reato, da intendersi come assoluta mancanza di elementi di prova efficacemente rappresentativi della sussistenza del delitto”.
Alla luce di ciò, sarà davvero interessante scoprire quali altri nuovi elementi siano nelle mani del procuratore Facciolla. E, soprattutto, se tutto ciò servirà una volta per tutte a cambiare le carte in tavola e a stabilire, una volta per tutte, cosa ha spento per sempre i sogni di questo giovane campione del calcio italiano.
di Valentina Magrin