È previsto tra meno di 48 ore il verdetto sul misterioso caso di Guerrina Piscaglia, che vede Padre Gratien Alabi accusato di aver ucciso la donna e aver soppresso o occultato il cadavere. Ma la sentenza non è affatto ovvia perché il corpo di Guerrina non è mai stato trovato.
La cinquantenne scomparve il 1° maggio del 2014 da Ca’ Raffaello, piccola frazione della provincia di Arezzo. Dal giorno della scomparsa, fino al 24 luglio dello stesso anno, il cellulare della donna si sarebbe riacceso più volte agganciando non solo la stessa cella allacciata dal telefono del prete, ma dal cui apparecchio sarebbero stati inviati alcuni sms che hanno portato gli inquirenti a ritenere Padre Gratien (in italiano Graziano) responsabile di diversi depistaggi durante le indagini. Oltre al messaggio, scritto dalla donna poco prima della scomparsa, in cui si era venuti a conoscenza di una relazione intima tra i due (“Vengo da te, cucino il coniglio e poi facciamo l’amore”), elemento avvalorato durante le ispezioni dei carabinieri quando i cani trovarono tracce di Guerrina e di liquido seminale sul divano della camera del Prete, quello che ha trasformato Padre Graziano da persona informata sui fatti ad indagato risale proprio al 1° maggio 2014 (giorno della scomparsa): dal telefono delle donna, infatti, venne inviato un sms ad un prete nigeriano, operativo a Roma, che solo, e solamente, Padre Graziano conosceva. Il testo recitava così: “scuza dite al mio marito vado a gubbio con mio amoroso marochino che è venuto a casa sono stanca di mirco torno domenica a prendere lorenzo”.
Nel racconto di Padre Gratien a Padre Faustino e al Monsignor Riccardo Fontana (Vescovo di Arezzo) si apprese un altro elemento che da sempre ha destato forti dubbi e perplessità: la fantomatica figura di un certo “Zio Francesco” che il prete, indagato e ora accusato,sostiene di aver visto in compagnia della donna alcuni giorni dopo la sua scomparsa, di cui non solo non ha mai fornito una descrizione ma, come sostenuto dall’Avv. Francesca Faggiotto, legale di Mirko Alessandrini (marito di Guerrina), nessuno è mai riuscito ad individuare o a fornire un identikit. Dopo l’alibi di ferro del marocchino, tirato in causa attraverso il messaggio, che riuscì a dimostrare la sua estraneità ai fatti e ad avvalorare la versione del marito della cinquantenne (anch’egli inizialmente indagato per false dichiarazioni e in un secondo momento prosciolto dalla Procura di Arezzo per non aver trovato alcun elemento a suo carico), gli inquirenti hanno ritenuto il religioso congolese come unica persona coinvolta nel caso.
Il 23 aprile 2015, a distanza di quasi un anno dalla scomparsa di Guerrina, venne disposto l’arresto per Padre Gratien. Dopo quasi otto mesi nel carcere di Arezzo, il 3 dicembre del 2015, al prete vennero concessi i domiciliari con tanto di braccialetto elettronico.
Lo scorso 30 settembre il pm Marco Dioni ha depositato la richiesta avanzata di ventisette anni di carcere per Padre Graziano, accusato di omicidio e occultamento di cadavere. Il movente, secondo il pubblico ministero, sarebbe stato “il morboso innamoramento di Guerrina per il prete tanto da provocargli imbarazzo e scatenare un violento litigio il 1° maggio 2014”. Durante le sette ore di requisitoria, Dioni ha sottolineato gli elementi di depistaggio messi in atto dal frate, ha parlato “dell’arsenale porno” ritrovato nel computer del religioso e di come lo stesso “abbia commesso errori considerati fatali ai fini processuali” (invio dell’sms al prete che solo lui conosceva e l’invenzione di Zio Francesco, uomo mai identificato né descritto da nessuno, compreso Padre Graziano). Anche la parte civile si è associata alla pena richiesta dell’accusa chiedendo un approfondimento civile sui punti toccati dal Pm. Il 14 ottobre 2016, invece, è stata la volta della difesa con l’Avv. Riziero Angeletti, legale del religioso, che ha voluto smontare le tesi di Dioni: oltre a parlare di un condizionamento mediatico nella vicenda, ha considerato l’alibi gli indizi e il movente; secondo il legale “non torna l’orario in cui Guerrina sarebbe stata uccisa perché cinque testimoni hanno riferito di averla vista lungo la strada Marecchiese nell’arco temporale in cui Padre Gratien avrebbe compiuto il delitto”, ha poi sottolineato la difficoltà nell’occultare il cadavere (non ancora ritrovato) dal momento che a Castedelci era in corso una sagra e la visibilità sarebbe stata estrema, inoltre ha fatto luce sul disinteresse di elementi invece essenziali ai fini delle indagini: il non aver mai sentito Padre Giovambattista presente a Ca’ Raffaello il giorno della scomparsa di Guerrina, il fatto che le più alte gerarchie ecclesiastiche se avessero avuto elementi concreti sarebbero sicuramente intervenute nella vicenda e ha ribadito, grazie ad alcune testimonianze, come la donna fosse solita allontanarsi da sola.
Lunedì 24 ottobre è prevista la prossima udienza e il verdetto che, come anticipato all’inizio, non ha nulla di scontato soprattutto perché il corpo di Guerrina Piscaglia ancora non c’è. Della cinquantenne di Ca’ Raffaello, sposata con Mirko Alessandrini e madre di Lorenzo, ormai non si sa più nulla da due anni e mezzo. Che fine ha fatto? Cosa le è successo? Il suo corpo è stato occultato o soppresso?
Domande alle quali si spera di poter far luce perché l’assenza di un corpo da analizzare preclude tantissime risposte indispensabili per la ricerca della verità di questo triste caso.
di Livia Ciatti