La Corte d’Assise d’Appello di Napoli non ha dubbi: Cristofaro Oliva, scomparso nel nulla nel 2009 all’età di 19 anni, è stato ucciso dal suo migliore amico, Fabio Furlan. Per questo ora Furlan è stato condannato a 25 anni di carcere, 5 in meno rispetto alla sentenza di primo grado, ma certamente una pena esemplare. Oltre a questo dovrà ovviamente risarcire i familiari di Cristofaro, che al processo si sono costituiti parte civile.
Ma rivediamo nei dettagli che cosa accadde quel 17 novembre 2009 e perché un normale incontro tra ragazzi si sarebbe trasformato in un efferato delitto.
E’ tardo pomeriggio. Cristofaro Oliva è a casa, a Napoli, con la sorella e il fidanzato di questa, quando riceve la telefonata del suo amico del cuore, Fabio Furlan (qui accanto in una foto con lo scomparso). E attenzione, non è una frase fatta: Cristofaro e Fabio sono davvero come fratelli, hanno da poco trascorso una bellissima vacanza insieme e per qualche tempo Fabio ha anche vissuto a casa di Cristofaro, dopo un litigio col padre per dei soldi spariti. Insomma un’amicizia vera, forte, come solo quella tra due adolescenti sa essere. E, forse sempre per una “bravata” tra adolescenti, Cristofaro e Fabio, hanno messo in piedi una piccola piantagione di marijuana. Qualche piccola tensione, a ben guardare, pare esserci tra i due amici: Fabio, infatti, sembra provare un certo interesse per la fidanzatina di Cristofaro. Ma chi non ha vissuto un’esperienza del genere nei suoi vent’anni?
Torniamo alla telefonata: “Non sarò mai così puntuale come questa volta” sembra abbia detto Fabio a Cristofaro, dopo avergli dato un appuntamento di lì a una mezzora. Cristofaro quindi si prepara ed esce di casa, dove ad aspettarlo dovrebbe esserci il Furlan, lasciando volontariamente il telefonino: “Così evitiamo tarantelle” dice. Un gesto che fa ipotizzare che i due fossero diretti a Secondigliano, piazza di spaccio napoletano dove è usanza recarsi senza i telefonini.
Circa tre ore più tardi è la sorella di Cristofaro a uscire di casa. Con grande sorpresa, la ragazza si imbatte proprio in Fabio Furlan, che è solo: “Ho fatto tardi e non ho trovato Cristofaro, sono venuto a cercarlo ora” si giustifica, nonostante proprio lui avesse messo fretta all’amico. Ma Cristofaro non c’è, e non farà mai più ritorno a casa.
Nel 2010 una telefonata anonima al programma Chi l’ha visto? mette sulla giusta strada: “Cristofaro è morto. Gli amici sanno. Cercate il corpo a Secondigliano, l’hanno buttato là”. E così Fabio, che fino a quel momento non si era di certo prodigato nelle ricerche dell’amico, viene messo al centro delle indagini di quella che, più che una scomparsa volontaria, sembra essere una tragedia annunciata. Già, “annunciata”, perché gli inquirenti trovano una mail inviata proprio da Furlan a un altro amico, qualche giorno prima dei fatti: “Non ti preoccupare, tra un po’ quello sparirà”.
Il 15 gennaio 2011 scattano gli arresti nei confronti di Fabio Furlan e di quest’altro ragazzo, un minorenne di origini egiziane che qualche mese più tardi verrà scagionato da ogni accusa. Nei confronti di Fabio Furlan, invece, nessun ripensamento: nell’ottobre 2013 arriva la condanna in primo grado a 30 anni, ieri i 25 anni in Appello.
Gli avvocati del ragazzo prepareranno il ricorso in Cassazione, ma l’epilogo di questa storia sembra ormai scritto. Cristofaro Oliva è stato derubato dei suoi anni migliori e la sua famiglia vive ancora nell’angoscia perché, se da un lato vede rafforzarsi la “presunta colpevolezza” del Furlan, dall’altro ancora non ha una tomba su cui piangere il proprio congiunto: il corpo di Cristofaro infatti, ad oggi non è ancora stato trovato.
di Valentina Magrin