Filamenti del tessuto del sedile del furgone di Bossetti sul corpo di Yara. Questa è l’indiscrezione che “La Stampa” fa circolare da stamattina. Un’indiscrezione con la “U” maiuscola. Noi di CN possiamo aggiungere che da tempo la Procura stava lavorando sull’Iveco Daily di Bossetti. E non è stato un lavoro facile: il furgone era stato, sì, sequestrato al muratore dopo l’arresto, ma i sedili intanto li aveva rivenduti o rottamati precedentemente e si è dovuti cercarli in lungo e in largo dagli sfasciacarrozze della zona per ritrovarli. Poi, avuta certezza che quelli rintracciati fossero quelli giusti, si è proceduto ad analisi comparative di tipo merceologico e chimico, per determinare se il sedile che aveva consegnato i filamenti a Yara fosse proprio quello del furgone di Bossetti.
In criminalistica è ben noto il “Principio di Locard“, che dice questo: ogni ambiente lascia una traccia su chi vi entra e ogni persona che entra in un ambiente lascia traccia di sé. Esattamente quello che è avvenuto con Yara: l’assassino ha lasciato una sua traccia sugli indumenti della vittima, e Yara ha catturato su di sé una traccia dell’ambiente, cioè del furgone.
E se già Bossetti era sotto un macigno per quella traccia di dna misto (suo e di Yara) trovato sui leggins della ragazzina, i filamenti finirebbero per seppellirlo del tutto. Dimostrerebbero infatti che Yara, il 26 novembre 2010, sarebbe salita sul suo furgone. Qui, i fili del tessuto del sedile (nella foto in alto, un sedile simile) si sarebbero incastrati col tessuto dei leggins, rimanendovi fissati anche dopo la morte: il cadavere della povera Yara era infatti sulla schiena e questo avrebbe impedito a quelle leggerissime prove di perdersi.
Bossetti, come sappiamo, è in carcere dal 16 giugno 2014. Ora si attende la chiusura delle indagini preliminari, che dovrebbe avvenire a breve.
di Fabio Sanvitale