Cosa mangia il condannato nell’ultimo pasto? Ah, solo noi di CN potevamo interessarci ad una roba simile. Da MasterChef a CrimeChef. Eh già, che mangia? Mangia quello che vuole, si sa. Quello che vedete, ad esempio, è il monumentale, ultimo pasto di John Wayne Gacy, il “killer clown”. Un pollo fritto preso al Kentucky Fried Chicken (era stato manager per la catena), 12 gamberetti, patatine e fragole. Tutta salute! Ma non è che tutti abbiano avuto il suo stesso appetito, però. Il tradizionale ultimo pasto del condannato è nato in Texas nel 1924. Non c’è un orario preciso in cui avviene, per il semplice motivo che il condannato non è informato dell’ora dell’esecuzione. Però, può chiedere quello che vuole, letteralmente, alcool escluso. Qualche altro limite (piuttosto ridicolo) c’è: in Florida non puoi far spendere all’amministrazione più di 40 dollari, quei taccagni dell’Oklahoma invece non ne scuciono più di 15.
Così, Raymond Fernandez, nel 1951 (l’ “assassino dei cuori solitari”, in coppia con la giunonica Martha Beck) chiese frittata di cipolle, patatine fritte, gelato al cioccolato e un bel sigaro cubano. Solo un americano poteva fare un pastrocchio simile. Che dire di Timothy Mc Veigh? Fece l’attentato di Oklahoma City del 1996, facendo venir giù 168 persone: dopo un esordio così esplosivo, si limitò a una grossa porzione di gelato menta e cioccolato. Ted Bundy, nel 1989, non fece richieste speciali. Gli dettero il pasto standard: bisteccona, uova fritte extra-grandi, toast con burro, bicchiere di latte, bicchiere di succo di frutta. Il top è stato però Victor Feguer, che nel 1963 chiese semplicemente una cosa: un’oliva. Il nocciolo se lo portò sul patibolo.
Ma anche da noi, in Europa, quando c’era la pena di morte, si usava. Così, Peter Kurten, il Vampiro di Dusseldorf, prima di perdere la testa si sbafò la più classica delle Wiener Schnitzel con patatine fritte e una bella bottiglia di vino bianco. Era il 1931. Per chi è stanco di MasterChef e volesse saperne di più, li trovate tutti qui, sull’Examiner.