Avrete sentito parlare dell’iniezione letale, quel mix di farmaci che, iniettati in vena al condannato a morte, nei democraticissimi Stati Uniti, dovrebbero ucciderlo senza farlo troppo soffrire, senza propinargli nulla che assomigli all’interminabile agonia della sedia elettrica o della camera a gas. E avrete sentito dire che alle volte queste iniezioni non funzionano, il condannato non muore affatto subito (è successo a Clayton Lockett ad aprile scorso, proprio in Oklahoma: ci mise 43 minuti). Bene, l’amministrazione dello Stato ha deciso di rimediare. Ecco come: il nuovo protocollo per la pena di morte include l’aumento della dose di midazolam; addestramento migliore per lo staff della prigione; un piano d’emergenza in caso qualcosa vada storto; riduzione dei testimoni dell’esecuzione (sì, per legge ci vogliono pure loro) da 12 a 5. Resta immutato che il condannato non ha diritto a sapere cosa c’è nella siringa o quanto siano qualificati i boia (oh scusate, i medici). Sì, abbiamo deciso: noi di CN, se ci pizzicano negli States, vogliamo essere uccisi in Oklahoma. Dove fanno sempre tutto al meglio.