Omicidio Lidia Macchi: 27 anni dopo un uomo verrà rinviato a giudizio – Si tratta di Giuseppe Piccolomo, già in carcere per l’omicidio di Carla Molinari (meglio noto come “il delitto delle mani mozzate”), avvenuto nel 2009. Per l’uomo l’accusa è di omicidio volontario.
Lidia Macchi, studentessa di 23 anni, era stata trovata uccisa (con ben 29 coltellate) il 7 gennaio 1987 nel bosco di Sass Pinì (Varese). La giovane era scomparsa due giorni prima, dopo aver fatto visita a un’amica ricoverata all’ospedale di Cittiglio. La vicenda è stata a lungo considerata un “coldcase”, un delitto impossibile da risolvere, fino a qualche anno fa, quando un certo Giuseppe Piccolomo venne arrestato con l’accusa di aver ucciso un’anziana e di averle tagliato le mani, per evitare che attraverso un’eventuale analisi delle impronte si potesse giungere all’autore del delitto.
Sono state proprio le figlie di Piccolomo, Tina e Cinzia, a collegare il nome del padre a quello di Lidia Macchi. Le due donne, che per una vita hanno subito i soprusi del padre, hanno raccontato che quando erano piccole lui, per intimorirle, mimava loro il gesto delle coltellate che, a suo dire, aveva inflitto a Lidia. Piccolomo, per le figlie, sarebbe colpevole anche della morte della loro madre e, per questo episodio, sono tuttora in corso le indagini.
Nell’autunno dello scorso anno, dunque, la Procura di Milano ha riaperto le indagini sulla morte di Lidia Macchi, iscrivendo Piccolomo nel registro degli indagati. Ed ora l’avviso di chiusura delle indagini la notizia del rinvio a giudizio di Piccolomo.
Se le accuse verranno confermate, nel Varesotto per anni ha vissuto e si è mosso indisturbato uno dei più temibili serial killer della storia del nostro Paese.
di Valentina Magrin