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di Valentina Magrin (per contatti clicca QUI)
27 marzo 2014
“Siamo convinti che il lavoro fatto non lasci spazio ad altre interpretazioni e riteniamo dunque di avere gli elementi per sostenere l’accusa”: con queste parole il procuratore di Pisa Ugo Adinolfi ha confermato l’intenzione di chiedere il rinvio a giudizio per Antonio Logli, il marito di Roberta Ragusa. Ufficialmente le indagini si concluderanno il prossimo 17 aprile, dopodiché verrà presentata la richiesta di rinvio a giudizio. L’annuncio del procuratore arriva pochi giorni dopo la consegna della relazione conclusiva dei carabinieri, che si sono avvalsi del supporto dei militari del reparto crimini violenti del Ros.
I contenuti della relazione non sono stati resi noti, ma da essa emergerebbe “un quadro convergente” di responsabilità da parte del Logli, che escluderebbe la possibilità che Roberta Ragusa si sia allontanata da sola.
La donna – ricordiamolo – scompare nella notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012 dalla sua casa di San Giuliano Terme (Pisa), dove vive con il marito e due figli di 15 e 11 anni. Antonio Logli dichiara di essersi svegliato la mattina del 14 gennaio e di non aver trovato la moglie accanto a sé nel letto. Roberta, addirittura, se ne sarebbe andata di casa con indosso il pigiama. Antonio non riferisce episodi particolari riguardo la sera del 13, ma forse è proprio lì che si nasconde la chiave di tutto. L’uomo, infatti, da anni ha un’amante, Sara Calzolaio. Si tratta di una persona molto vicina ai Logli: lavora all’autoscuola di famiglia, fa da babysitter ai bambini e, dettaglio non da poco, è una cara amica di Roberta.
Quella sera Antonio e l’amante parlano a lungo al telefono, anche in orari in cui Antonio, a suo dire, era già andato a letto. Ebbene, secondo la procura con ogni probabilità quella sera Roberta, che già sospettava i tradimenti del marito, scopre l’identità della sua rivale e ne resta sconvolta. Potrebbe essere questo episodio che, in qualche modo, ne causa la scomparsa. Il testimone Loris Gozi, infatti, dichiara di aver visto, proprio la notte tra il 13 e il 14 gennaio, Antonio Logli litigare animatamente con una donna in via Gigli. A rendere ancora più pesante questa dichiarazione è il fatto che, come testimonia un video degli inquirenti, a pochi giorni di distanza dalla testimonianza Antonio abbia mimato esattamente il racconto di Gozi, che ancora non era stato reso noto nei dettagli. Come faceva Antonio Logli a sapere esattamente il punto in cui il testimone lo aveva visto, se non perché effettivamente c’era stato?
Un altro punto sul quale, nella richiesta di rinvio a giudizio, la procura insisterà, è il perché Logli abbia chiesto all’amante di liberarsi dei telefonini usati per la loro relazione clandestina. È stato un tentativo di sbarazzarsi del movente?
Si profila un processo indiziario, in cui molti tasselli sembrano dirci che quella di Roberta Ragusa non è una scomparsa volontaria ma, purtroppo, qualcosa di più drammatico. Il punto sarà capire, una volta messi insieme i tasselli, se questo puzzle ci restituirà l’immagine di Antonio Logli, al di là di ogni ragionevole dubbio, come responsabile della morte di sua moglie.
L’udienza preliminare potrebbe aver luogo il prossimo autunno.
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