di Simone Rinaldi direzione@calasandra.it
23 ottobre 2013
Castelfranco Veneto, provincia di Treviso. È il 27 febbraio 2013, un mercoledì sera. Marianna Cendron, 18enne di Paese (TV), ha appena terminato il suo turno di lavoro presso il ristorante del Golf Club della cittadina veneta, dove è impiegata come cuoca da un paio di mesi circa. Sono le 19:30 e Marianna chiama dal telefono del ristorante il suo fidanzato, Michele, confermandogli che esattamente un’ora dopo si sarebbero incontrati, come d’accordo, al convitto dell’Istituto Alberghiero, poco distante. «Ti chiamo per dirti che il mio cellulare ha qualche guasto, quindi quando arrivo non ti farò uno squillo come al solito. Ci vediamo alle 20:30», così la ragazza aveva detto a Michele. Eppure a quell’appuntamento Marianna non si è mai presentata.
Cosa è successo alla 18enne di Paese? Da quel giorno sono state raccolte numerose segnalazioni di presunti avvistamenti. Eppure di Marianna, e della bicicletta bianca che la ragazza utilizzava per andare a lavoro dal terminal degli autobus di Castelfranco, neanche l’ombra.
In un primo momento alcuni episodi recenti nella vita della 18enne lasciavano pensare ad un allontanamento volontario. Infatti Marianna, originaria della Bulgaria, aveva avuto svariati litigi con i genitori adottivi a causa di alcuni problemi alimentari e più volte aveva manifestato anche al fratello minore – al quale era molto legata – l’intenzione di voler andar via. Secondo la famiglia però Marianna non si sarebbe mai allontanata da sola, in quanto – come ha sottolineato anche suo fratello Giorgio – la ragazza aveva diverse paure, come quella del buio o quella di restare da sola a casa. Qualcuno avrebbe potuto allora aiutare la Cendron a fuggire? Potrebbe essere andato via assieme a lei?
Chi, nell’ultimo periodo prima della scomparsa, era senza dubbio molto vicino a Marianna è un uomo molto più grande di lei, tale Renzo Curtolo. Quest’uomo, da poco più di un mese, la ospitava nella propria abitazione, a pochi metri dalla casa dei genitori di Marianna. Secondo le sue dichiarazioni, era stata proprio la ragazza a chiedergli ospitalità e lui, che le voleva bene “come se ne vuole a una figlia”, l’aveva aiutata. Lei dormiva nella sua stanza da letto, mentre lui si arrangiava sul divano.
Quel 27 febbraio Michele, che aveva conosciuto Marianna a scuola, prima che lei l’abbandonasse per andare a lavorare, verso le 22 chiama, preoccupato, Curtolo. Proprio quest’ultimo denuncia ai carabinieri la scomparsa della ragazza e prova a chiamare ai due cellulari che Marianna ha con sé. La sera squillano a vuoto, il mattino dopo risultano spenti.
Curtolo, che nei mesi successivi alla scomparsa è stato più volte sentito dagli inquirenti, ha affermato che quella sera Marianna sarebbe rimasta a dormire dal suo ragazzo, come lei stessa gli aveva detto al cellulare poche ore prima. Soltanto un mese fa ha poi aggiunto: «Quella mattina la vedevo un po’ pallida, un po’ turbata. Perse la corriera e allora l’accompagnai al lavoro con la mia auto». Cosa poteva turbare Marianna quel mercoledì di fine febbraio? Proprio qualche giorno prima aveva percepito una parte della paga mensile, l’altra sarebbe arrivata qualche giorno più tardi. Allora perché allontanarsi senza aver avuto tutti i soldi che le spettavano? Perché lasciarne alcuni in casa, assieme alla carta d’identità, se era sua intenzione fuggire? Proprio queste domande hanno fatto vacillare l’ipotesi dell’allontanamento volontario inizialmente vagliata dagli inquirenti. E poi c’è quel bigliettino che Marianna aveva scritto prima di finire il proprio turno, andando via. Un elenco di cose fatte e da fare al ristorante, al quale seguivano queste parole: “buon lavoro, a domani”. Allarmante allora quel “a domani”, visto che Marianna di fatto risulta svanita nel nulla. Se avesse voluto scappare perché scrivere una cosa del genere? È tutta una farsa oppure a Marianna è successo qualcosa? Qualcuno le ha fatto del male?
«Penso che siano da svolgere ancora degli ulteriori accertamenti, il più approfonditi possibili. La famiglia Cendron non si spiega, per esempio, quel bigliettino che Marianna ha lasciato al ristorante oppure quella telefonata al suo ragazzo che gli confermava il loro appuntamento», così ha dichiarato il legale della famiglia di Marianna, l’avvocato Giorgio Lovadina. Quest’ultimo ha lanciato anche un appello alla trasmissione “Chi l’ha visto?”, un appello diretto a Marianna, qualora fosse viva, invitandola a dare sue notizie laddove stesse bene ma non volesse tornare a casa.
«Se la ragazza avesse voluto allontanarsi, non ha senso tutto questo», continua l’avvocato. «Se avesse voluto andarsene, non si spiega perché abbia lasciato dei soldi e la carta d’identità a casa di Curtolo, oppure perché non si sia licenziata. Tutto sarebbe servito se avesse programmato l’allontanamento». Ed aggiunge: «I telefoni cellulari – che non sono ancora stati ritrovati – la Cendron non li avrebbe portati con sé se avesse voluto far perdere le proprie tracce, in quanto, una volta accesi, una cella ne avrebbe individuato la posizione».
Seguendo dunque questo ragionamento, molti elementi in questa vicenda risulterebbero alquanto strani e sicuramente in contrasto con quello che Marianna ha detto e fatto nelle ultime ore prima della scomparsa. A quasi otto mesi da quel giorno la famiglia Cendron, se da una parte spera, fino a prova contraria, che Marianna sia ancora viva e che stia bene chissà dove, dall’altra ritiene che «tutti questi indizi lascino intendere che l’allontanamento non sia volontario, purtroppo», conclude l’avvocato Lovadina. Ad ogni modo, le indagini sono ancora in corso e nuovi sviluppi sono dunque ancora possibili.
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