di Andrea Minotti
Choc in Grecia a tre giorni dal voto delle elezioni, previste per domenica. La polizia per limitare i danni, pubblica sul suo sito, nomi e foto delle prostitute risultate positive al test dell’HIV. Le 17 donne che praticano il “mestiere più antico del mondo”, sono state accusate di aver causato intenzionalmente danni fisici gravi ai loro clienti, anche se le stesse non hanno ancora chiarito se sapessero o meno della loro malattia.
L’HIV è il virus dell’immunodeficienza umana, acronimo che proviene dall’inglese Human Immunodeficiency Virus, conosciuto anche come AIDS; la modalità di trasmissione può avvenire, sessualmente, in modo ematico o verticale (madre – figlio). Il contagio del virus nell’85% circa dei casi avviene sessualmente, ecco perché per la prevenzione viene indicato il preservativo, ed ecco perché anche in Italia in passato ci sono state numerose campagne di sensibilizzazione.
Nello scorso fine settimana nel paese ellenico, dopo il controllo di almeno altre 130 donne, ci sono state oltre 1.500 chiamate di clienti nel panico che ponevano domande sulla sicurezza delle case chiuse e sui test dellAIDS, dato che in Grecia la prostituzione è legale, ma le prostitute devono sottoporsi a frequenti controlli sanitari.
Il rischio sieropositività e la consapevolezza che in Grecia la metà dei bordelli non ha regolare licenza sono problemi che non si possono eliminare, ma solo contenere urlando alla popolazione (e così facendo lavandosi le mani alla “Ponzio Pilato”) che il 50% della colpa è delle prostitute che esercitano il mestiere illegalmente, mentre il restante 50% è del cliente, perché è colui che paga per il “servizio”.