di Andrea Minotti
(LEGGI LA PRIMA PARTE) …La sua prima vittima, è Steven Hicks, un autostoppista di diciannove anni.
“Avrei voluto proseguire, ma qualcosa me lo impedì. Tornai indietro e lo feci salire, e fu allora che il mio incubo si trasformò in realtà.” Questo è ciò che narra Dahmer nell’intervista di History del 1994.
Invita il ragazzo a casa sua per un drink, si divertono, copulano, ma quando è ora di andar via per Steve, Jeffrey non ci sta, gli sfonda il cranio con un bilanciere, smembra il corpo, imbusta le parti in sacchi di plastica e le mette in macchina per poi andare a gettarle in discarica. La sorte vuole che quella notte stessa venga fermato da una volante di pattuglia, ma con il suo viso pulito da bravo ragazzo e una piccola bugia riesce a liquidare intelligentemente gli uomini in uniforme, cavandosela solo con una multa. Getta le buste con all’interno i resti di Steven in discarica, conservando le ossa in casa. In seguito le seppellirà in cantina e, dopo due settimane, le riesumerà e frammenterà con un martello per spargerne i resti nel bosco.
Quel primo omicidio inizialmente lo scuote, creandogli uno shock interno, che lo riporta ad una “quasi normalità”, ad un raffreddamento dei suoi pensieri deliranti, tant’è che si iscrive all’università dell’Ohio, su consiglio del padre. Per guadagnare qualche soldo dona il suo sangue, denaro che poi viene utilizzato per comprarsi da bere. Jeff, segue alcune lezioni all’università, ma viene espulso forse per gli atteggiamenti legati al problema dell’alcool.
L’ultima chance che gli rimane è il servizio militare: dopo il corso d’addestramento nell’esercito viene spedito all’ospedale di San Antonio nel Texas, dove segue corsi di medicina, approfondendo le sue conoscenze sull’anatomia umana. Per la prima volta si sente partecipe di ciò che fa ed è contento, fino a quando l’esercito non lo trasferisce in Germania, dove il demone dell’alcool torna a tormentarlo, costringendo l’esercito stesso a congedarlo dopo nemmeno due anni di servizio (ci sono supposizioni che anche in Germania Dahmer abbia ucciso, data la presenza di alcuni casi irrisolti che potrebbero essere a lui collegati. Tuttavia, per sua fortuna o per sua innocenza, non sono state prodotte prove concrete).
Vergognatosi di sè stesso per esser stato cacciato dall’esercito, si trasferisce per qualche periodo a Miami Beach, dove trova lavoro in una paninoteca, e dormendo in un motel, fino a quando il vizio dell’alcool assorbe quasi tutta la sua paga, costringendolo a dormire in spiaggia non potendosi più permettere un pernottamento.
Jeffrey non riuscendo più a vivere in quelle condizioni, chiede aiuto al padre, che gli paga un biglietto aereo per farlo tornare a casa e cerca di aiutarlo a guarire dall’alcolismo, ma senza riuscirci. Herbert, disperato, spedisce il figlio dall’adorata nonna. Qui Jeffrey trova un po’ di serenità, si avvicina anche alla chiesa, per lottare contro i pensieri omosessuali ritenuti peccaminosi dalla religione. Trova pure lavoro in una fabbrica di cioccolato, ma questa vita “perfetta” dura poco.
I suoi istinti repressi riaffiorano quando un uomo in una libreria gli lascia il suo biglietto da visita in cui promette prestazioni sessuali, ma Jeffrey declina l’invito. Quell’uomo però risveglia la sessualità del ragazzo, che desidera giacere con un partner sottomesso che soddisfi le sue voglie senza opprimerlo con le proprie. Il primo rapporto con il suo desiderio, lo soddisfa con un manichino, che usa quando ne sente l necessità, ma la nonna turbata da quel fantoccio, obbliga il nipote a disfarsene, portandolo così ad uscire la sera anche quando non lavora, a frequentare locali gay e porno shop, per trovare partner occasionali, ma sopratutto, per raggiungere il massimo dei suoi malati desideri, offrendo loro da bere con del sonnifero. Il tutto inizialmente dura fino a quando un ragazzo non va in overdose, costringendolo a portarlo all’ospedale. Da quell’episodio, comincia a frequentare i bar e le discoteche di Milwaukee frequentati esclusivamente da gay, luoghi che diverranno terreni di caccia. Le sue prede hanno solitamente corpi slanciati e sono di bella presenza, senza discriminazioni di razza o del colore di pelle.
Il 15 settembre 1987 Dahmer rimorchia la sua seconda vittima, un giovane di 24 anni, Stephen Tuomi, e dopo aver ingerito consistenti quantità di alcool, lo porta in una stanza dell’Ambassador Hotel, dove con il sonnifero lo riduce in stato d’incoscienza per renderlo inoffensivo e per passare la notte con lui. Al risveglio Jeffrey ritrova il cadavere del giovane dilaniato da ferite. Non avendo nulla da utilizzare come trasporto per far uscire il corpo dalla stanza, esce e compra una valigia dove metterà il cadavere del giovane, che porterà successivamente nel garage della nonna per farlo a pezzi, promettendo a sè stesso che dopo questo delitto non cercherà mai più di controllare i sui istinti, arrivando ad uccidere per altre 15 volte, diventando il “celebre” cannibale di Milwauke.
16 gennaio 1988, terza vittima: James Doxtator ha soltanto 14 anni quando alla fermata dell’autobus arriva Jeff, che gli offre del denaro in cambio di compagnia per la notte. Il ragazzino viene portato a casa della nonna di Jeffery. Qui, dopo un intenso rapporto sessuale, James viene strangolato dopo aver ingerito il solito sonnifero.Il cadavere del minorenne rimane per una settimana chiuso in cantina dove viene più volte violentato, fino a quando il corpo comincia a decomporsi. A questo punto Jeffery lo fa a pezzi e lo getta nella fogna.
Dahmer si rivela un serial killer unico nel suo gene: necrofilo, stupratore, cannibale, e dalla seconda vittima in poi, il periodo diintervallo emotivo ( cooling off time) fra un omicidio e l’altro comincia a diminuire. (CONTINUA)
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