Daniel Busetti, ultime notizie: si farà l’autopsia

Daniel BusettiL’autopsia sul corpo di Daniel Busetti, il ventenne bergamasco ritrovato privo di vita sul greto di un torrente, si farà sabato prossimo.

La decisione è del magistrato che si occupa della vicenda, il sostituto procuratore di Ivrea, Elena Daloiso, che ha incaricato il dottor Mario Apostol, specialista in Medicina legale, ad eseguire l’autopsia nell’obitorio dell’ospedale di Courgné.

I funerali di Daniel, il giovane di Martinengo non si potranno fare nell’imminenza, slitteranno dunque alla prossima settimana.

RICOSTRUZIONE DEL RITROVAMENTO DI DANIEL BUSETTI:

Il primo marzo, verso le 16, la speranza di ritrovare Daniel Busetti vivo si e’ infranta. Un pescatore ha chiamato i Vigili del Fuoco dicendo di aver visto un corpo immobile,  il corpo di un giovane, sulla sponda del torrente Chiusella, in fondo a uno strapiombo, fra le montagne della provincia di Torino.

Daniel Busetti aveva scelto un angolo tra due grosse lastre di pietra come ultimo rifugio per la sua notte in quei boschi, ma la temperatura era scesa sotto zero e quel riparo, alla fine, non gli era bastato per sconfiggere il freddo.

Daniel deve aver smesso di respirare 4-5 giorni prima del ritrovamento del suo corpo.

Il corpo era raggomitolato su se stesso, in posizione fetale, in un estremo tentativo di proteggersi dal gelo. Daniel indossava soltanto i jeans e una maglietta: il giaccone e le scarpe le aveva lasciate piu’ su, sulla sponda del torrente, probabilmente perché – considerate le dimensioni dell’angolo dove è stato ritrovato e dove lui aveva deciso di trovare riparo dal freddo nella notte – gli risultava più comodo incastrarsi là dentro con meno vestiti addosso, infilarsi più agilmente senza il giubbotto e raggiungere quel punto con l’agilità dei piedi scalzi. Probabilmente.

RICOSTRUZIONE DELLA SCOMPARSA E DELLA FUGA DI DANIEL BUSETTI:

Il ragazzo era in fuga da dieci giorni, dal 19 febbraio, da Cavernago (Bergamo), a pochi chilometri da casa: era terrorizzato e colto da un profondo senso di colpa per un incidente stradale che in realtà, poi, si era rivelato non grave. Ma Daniel pensava fosse gravissimo, e alla vista delle divise delle Forze dell’Ordine non si dava pace: è per questo che ha continuato a scappare da tutto e da tutti. Pensando di essere ricercato per quell’incidente.

Sarebbe, forse, stato fondamentale avvicinarsi a lui con cautela e assolutamente senza indossare una qualsiasi divisa.

A nulla sono valsi gli appelli, le testimonianze di affetto e di amicizia, le locandine appese ovunque: messaggi che lo invitavano a tornare a casa perché non era successo niente, tutte le persone coinvolte in quell’incidente erano state dimesse e avevano riportato soltanto ferite lievi.

Lui, invece, temeva di aver ucciso quelle persone.

Il 20 febbraio, probabilmente grazie all’autostop e ai pochi soldi che aveva addosso, aveva raggiunto la città di Ivrea: qui si era fatto medicare – dando il proprio nome – in ospedale.

Nella sua fuga solitaria e colma di paura, Daniel Busetti è poi arrivato fino ai boschi della Val Chiusella, dove si trova la comunita’ spirituale Damanhur. Alle 18 del 21 febbraio era stato notato nella zona di Baldissero Canavese, vicino alla comunità Damanhur, ma non aveva voluto fermarsi e raggiungere l’interno della sede.

Le ricerche nei boschi, nelle zone limitrofe al percorso e agli indizi lasciati dalla fuga di Daniel, sono state capillari e dettagliate. Ad un certo punto si era persino arrivati a un passo dal ragazzo.

Il papa’, Pasquale, il fratello David e gli zii erano andati in Piemonte per partecipare alle ricerche insieme a un centinaio fra carabinieri, volontari e Vigili del Fuoco del Saf, la squadra specializzata nei soccorsi in alta quota.

Per giorni interi si era battuto tutto il territorio, parlandogli e chiamandolo al megafono, lasciando sacchetti di cibo sparsi fra la vegetazione.

Tutto quello che poteva essere fatto, è stato fatto: lo stato di shock in cui si trovava Daniel Busetti non ha permesso a chi lo amava, ma anche a chi non lo conosceva e lo cercava senza sosta nei boschi, di ritrovarlo.

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