CRIMINE PARALLELO di Claudio Raccagni
E’ noto come, a volte, in conseguenza di delitti ci siano poi delle interferenze esterne che coi delitti stessi nulla hanno a che fare.
E’ quello che io definisco il “Crimine parallelo”. comportamenti di persone, estranee al delitto specifico, che entrano in scena solo ed esclusivamente per portare all’attenzione dei media eventuali scenari criminosi, irreali, solo ed esclusivamente per malatia di protagonismo nascosto.
Un protagonismo spesso solitario, che si esalta con la lettura o la visione di quello che il proprio comportamento ha provocato. Un mettere alla prova le forze dell’ordine o il solo ascoltare l’opinione pubblica sul caso inquinato.L’irrealtà della televisione arriva nel reale, con la presenza di questi personaggi, che operano sempre verso il “generale e mai lo specifico”.
Ecco che una lettera d’informazione, contenente indicazioni sulla presunta presenza di un oggetto o persona in un determinato luogo, non sarà precisa, specifica, ma generale. Non il luogo preciso, a cui si risalerebbe all’istante, ma un luogo in generale, che porta cosi l’attenzione dei media ed il lavoro delle forze dell’ordine a prolungarsi nel tempo, cosi che la notizia abbia il suo scopo di soddisfare la malatia di protagonismo occulto dell’individuo che effettua il depistaggio.
Non solo generalità delle informazioni, ma di norma questi soggetti utilizzano i giornali per il loro contatto con la realtà. Difficilmente prendono contatto con le forze dell’ordine specifiche, perchè questo sarebbe un esporsi troppo.
Non sarebbe più un gioco a cui, spesso, i giornali partecipano, ma diventerebbe un contatto diretto tra “sconosciuto” e “Stato”, cioè due elementi precisi, che spaventano questi individui. Notizie devianti al solo scopo di vedere,assaporare,godere, con la propria malatia in circolo, l’evolversi del proprio gesto, fino alla sua normale scadenza. Tanto più avrà avuto risalto il suo gesto, tanto più sarà portato al commetterlo ancora, magari seguendo crimini minori, ma che comunque alimentano questa sua esaltazione nel procurare allarme.
Altro esempio potrebbe essere l’immedesimarsi nel delinquente. Ad esempio in una rapina eccellente, con il sequestro di persona, il “Crimine parallelo” potrebbe invitare eventuali testimoni, più o meno attendibili, al silenzio, con scritte di minaccia generalizzate, sui muri, o su lettere inviate ai giornali. Lettere generalizzate, che evidenziano quindi la necessità di esporre al pubblico questo “terrore”, attraverso i giornali quindi, perchè lo scopo è la notizia e l’effetto mediatico. L’individuo si immedesima in un fantomatico criminale, continuando un gioco reale.
Un vero contatto intimidatorio, con persone specifiche, sarebbe diretto, e quindi al di fuori della propria capacità di essere responsabile delle proprie azioni. Questi personaggi giocano, semplicemente, come ragazzini.
Il silenzio è l’arma migliore della criminalità. Ecco che quindi un criminale utilizzerebbe si una lettera di minaccia, ma sarebbe indirizzata ad una famiglia o persona specifica. Ecco che qui c’è il contatto diretto, non solo con la persona con cui prendere contatto, ma anche con la propria responsabilità:…IO SONO COLUI CHE…. TI DICO DI…(Dico solo a te). La responsabilità prima del gesto.
Il “Crimine parallelo” è forse, uno dei crimini prediletti dalla mediaticità.