New York, 12 gennaio 2011
Il medico personale di Michael Jackson, Conrad Murray, è stato rinviato a giudizio con l’accusa di omicidio colposo per la morte del cantante avvenuta nel giugno 2009. A uccidere Michael Jackson è stata un’overdose di un potente anestetico, il Propofol, che il medico gli aveva prescritto per aiutarlo a dormire e a sopportare lo stress delle prove della tourné mondiale che di lì a poco il re del pop avrebbe iniziato. Ora Murray rischia fino a quattro anni di carcere. Lui si dichiara innocente e sostiene che sia stato Jackson stesso a iniettarsi la dose fatale. Sta di fatto però che, almeno secondo due testimoni, una volta trovato Michael Jackson in fin di vita Murray non avrebbe chiamato subito i soccorsi e ciò, a detta di una guardia del corpo della pop star, per nascondere una serie di prove compromettenti. Questo “ritardo” è stato confermato anche da un’infermiera giunta immediatamente sul posto, secondo la quale la temperatura del corpo di Jackson e il fatto che avesse gli occhi fissi e dilatati dimostrerebbero che il cantante era morto da almeno 20 minuti.
In attesa che si svolga il processo, a Conrad Murray è stata revocata la licenza che lo autorizza a esercitare la professione di medico il California.