Che cosa accade quando due delitti “al sangue blu”, a 27 anni di distanza l’uno dall’altro, presentano similitudini particolarmente evidenti? Accade che i carabinieri decidono di rispolverare vecchi e abbandonati fascicoli delle indagini.
Ecco alcuni esempi, alcune interessanti “analogie delittuose”.
Tra gli atti esaminati dai militari di Firenze che indagavano sull’omicidio del conte Alvise Nicolis di Robilant, ucciso nel suo appartamento fiorentino il 15 gennaio 1997, spuntarono anche quelli relativi all’assassinio di un altro nobiluomo, il conte Filippo Giordano delle Lanze, ucciso a 46 anni il 19 luglio 1970 a Ca’ Dario, un celebre palazzo veneziano sul Canal Grande, luogo leggendario per la sua “storia funesta” nel corso degli anni (ricordiamo anche che verso la fine degli anni Ottanta fu Raul Gardini ad acquistarlo). Filippo Giordano Delle Lanze, esperto d’arte e d’antiquariato – di origini torinesi ma trasferitosi a Venezia dove comprò Ca’ Dario all’asta nel 1968 – fu trovato morto dalla domestica il giorno dopo il delitto.
Filippo Giordano delle Lanze era stato colpito più volte alla testa con un’arma che fu poi individuata con un pesante vaso d’argento.
Il cadavere del nobile giaceva a terra, seminudo, in una pozza di sangue, nella camera da letto, accanto a un quadro.
I sospetti, anche in base alla testimonianza della governante, si rivolsero a un marinaio croato, Raoul Blasich, amico della vittima. La governante raccontò di averli sentiti discutere animatamente proprio la sera del delitto.
Raoul Blasich fu assolto in primo grado mai poi fu condannato a 18 anni, mai scontati perché l’uomo riuscì ad allontanarsi facendo perdere le sue tracce il giorno stesso della scoperta del cadavere del conte.
Dell’omicidio di Filippo Giordano delle Lanze si occupò, nel 1989, anche la trasmissione di Rai Tre “Telefono giallo”, nel corso della quale una telefonata in diretta parlava della testimonianza di una donna che la sera del delitto sarebbe stata urtata da due giovani usciti precipitosamente da Ca’ Dario.
Proprio il teatro del delitto di Ca’ Dario, i cui proprietari sono stati tutti perseguitati da un destino tragico tanto da far meritare al palazzo la fama di “palazzo maledetto”, presenterebbe forti analogie con la scena del crimine in cui è avvenuto l’omicidio di Alvise Di Robilant, a sua volta esperto d’arte, trovato anche lui seminudo nel salotto della sua abitazione, morto dopo essere stato ripetutamente e violentemente colpito alla testa.