Lunedì prossimo, 9 giugno, arriverà la sentenza d’Appello nel processo per la morte di Chicca Loffredo: ma se non fosse stato l’imputato Raimondo Caputo a ucciderla? Il numero dei sospettati è di 4. E l’esito della sentenza è dato per incerto.
Le cose che non tornano sono diverse rispetto alla sentenza d’Assise che ha inchiodato all’ergastolo Caputo (nella foto sotto), difeso dall’avvocato Paolino Bonavita, e a 10 anni l’ex convivente Marianna Fabozzi. Il dubbio non è sugli abusi commessi da Caputo e sul silenzio della Fabozzi che sapeva ciò che accadeva alle sue figlie; il punto è se Caputo è anche l’assassino di Chicca Loffredo, gettata dall’ottavo piano di uno dei palazzi del Parco Verde di Caivano il 24 giugno 2014.
L’inizio degli abusi. Il primo problema nasce da quanto dichiarato in udienza d’Assise dal medico legale: Chicca subiva violenze da 3 anni e l’ultima risaliva a minimo un mese prima. Sappiamo che aveva imparato a camminare e parlare regolarmente, fino ai 3 anni andava tutto bene. A 5 anni però i suoi disegni esprimono un profondo disagio (ne abbiamo parlato qui), il che conferma che, tra i 3 e i 5 anni, dev’essere successo qualcosa. Sì, ma cosa? La realtà è che non ci sono prove per dirlo. Abbiamo parlato col professor Ugo Sabatello, neuropsichiatra infantile presso il Dipartimento di Pediatria e Neuropsichiatria Infantile della “Sapienza” di Roma: “I tessuti di una bambina sono molto elastici, quindi dopo un po’ non si vedono più i segni della violenza: datare il suo inizio è impossibile. Ci sono studi medico legali importanti e recenti che dimostrano come il segno indicato in autopsia per dimostrare la retrodatazione non sia affatto un dato certo. Per quanto riguarda gli altri segni e/o siìntomi di abuso, dobbiamo riconoscere come i segni comportamentali di abuso sessuale in realtà non esistono: i bambini reagiscono sempre negli stessi modi, inibiti o eccitati, agli eventi traumatici e non c’é una effettiva costanza comportamentale in tutti i bambini abusati; quelli che un tempo venivano chiamati “indicatori (comportamentali) di abuso” non sono assolutamente né certi , né affidabili”. In più, Caputo non abitava a Parco Verde, dove andava poco perché malvisto dalla famiglia della Fabozzi, e Chicca si era trasferita nel palazzo solo da quindici giorni: prima, anche lei e la madre abitavano a Caivano. Quindi, innanzitutto non è possibile dimostrare, sulla base della perizia medico legale, che le violenze ci siano state; poi che siano iniziate tre anni prima. Se anche fosse, non è stata trovata prova che Caputo e Chicca si conoscessero già da allora.
Poi, si tratta di capire se Dora ha detto la verità. Dora è una delle figlie di Marianna Fabozzi e fu vittima di Caputo. Le sue dichiarazioni (avrebbe visto Caputo che tentava di violentare Chicca e poi la gettava di sotto) sono contraddittorie in diversi punti. E’ l’autopsia stessa a dire che quel giorno non è stata tentata alcuna violenza su di lei e Chicca è caduta con le mutandine indossate, quindi che violenza era? Poi, se Marianna -come racconta la bambina- aveva visto Raimondo portare su Chicca –e non giù, verso casa della bambina-e se Marianna sapeva benissimo cosa faceva Raimondo alle bambine, che senso aveva seguirli portandosi dietro Dora, che così diventa involontaria testimone del delitto?
Siamo sicuri allora che Dora non racconti magari quello che qualcun altro può averle detto, e cioè che è stato Raimondo? Non dimentichiamoci che ha subito evidenti pressioni familiari fin dalle prime ore su quanto doveva dire e sopratutto non dire: è agli atti. E se invece fosse stato qualcun altro, a seguirla e portarla su? Sono tutte domande cui aspettiamo una risposta dal processo.
di Fabio Sanvitale