Salvatore Colletta aveva 15 anni, Mariano Farina 12: scomparvero nel nulla martedì 31 marzo 1992. Siamo nel centro di Casteldaccia, vicino Palermo. Ora, 26 anni dopo, l’avvocato dei Colletta, Giacomo Frazzitta, dice che la pista mafiosa finora non ha prodotto nulla (ed è vero) ed è ora di seguirne un’altra. Vediamo prima come andarono le cose quel pomeriggio maledetto. Premessa: Salvatore e Mariano si conoscevano, ma non erano amicissimi. “Salvatore era troppo timido, troppo riservato, si faceva trascinare facilmente; Mariano era più vivace invece, anche se era più piccolo d’età”, spiega Carmela, madre di Salvatore. “Nostro figlio era tornato con noi dall’America 19 mesi prima” spiega Loreta, madre di Mariano, dalla Pennsylvania “parlava ancora male, un po’ di dialetto e un po’ di italiano, perché era cresciuto in America”.
30 marzo, il giorno prima: Salvatore Colletta dice a sua madre che non è preparato per un’interrogazione del giorno dopo, a scuola. Posso restare a casa? Maria, la madre, gli dice di sì.
31 marzo, i Colletta pranzano alle 12. Salvatore e suo fratello Ciro guardano i cartoni in tv fino alle 15.30. Mariano Farina invece è andato a scuola e poi al doposcuola, per migliorare l’italiano. Sono circa le 16 quando Ciro raggiunge in piazzetta Mariano e Vincenzo Rosselli per la solita partita a pallone: dopo poco, ecco Salvatore.
Ore 16.45: Ciro saluta e torna a casa. E’ ora di fare i compiti. Racconta Ciro che Mariano sta per dirgli qualcosa, ma Vincenzo lo blocca. “Non dirgli niente, che fa la spia”. Ciro arriva a casa e dice che Salvatore verrà tra poco: è rimasto a giocare. Tutto tranquillo, in genere sta fuori un’ora o due.
Ore 17.30-18: anche Vincenzo se ne va. Anche Mariano e Salvatore vanno via. Ma non a casa. Casteldaccia però è un pugno di strade con 8.000 abitanti dentro e i due ragazzini vengono visti da molti.
Tra le 18 e le 18.30: Salvatore Guttilla vede entrare nel suo negozio di alimentari Mariano, che compra succhi di frutta, merendine e un pezzo di pizza al forno. Totale, lire ottomila che fa mettere in conto ai suoi. Passa qualche minuto e Maurizio, un altro fratello di Salvatore, che lavora nella centralissima via Nuvarra, vede i due ragazzini con gli acquisti in mano. Ancora qualche minuto e i due incontrano l’amico Giovanni Montalto, 14 anni, cugino di Salvatore: ci possiamo fare un giro col tuo motorino? Va bene, ma quando tornano Giovanni vede che Mariano adesso ha uno zainetto e una coperta. Si saprà dopo che Mariano è andato a chiederli a Vincenzo: anche perché da quel momento né i Colletta né i Farina rivedranno i loro figli. Giovanni si riprende il motorino e i due se ne vanno.
Ore 19: Giovanni incontra di nuovo Salvatore e Mariano. Siamo verso il Municipio. Stavolta gli chiedono un passaggio verso strada Perriera. Salvatore gli dice che avrebbero dormito là, in una capanna. Così Maurizio, di nuovo, li vede passare tutti e tre sul motorino: Mariano ha sulle spalle uno zainetto con un pallone disegnato e una coperta. Salvatore, invece, non ha nulla con sé. Una volta scesi dal motorino, a contrada Gelso, proprio davanti l’ingresso della spiaggia (nella foto in basso), Salvatore rivela a Giovanni che stavano scappando, ma di non dire nulla. Al ritorno, invece, Giovanni incontra Massimiliano, un altro fratello di Salvatore e se ne esce che suo fratello è andato a fare un pic-nic: sono quasi le 19.30 e scatta l’allarme. Ma i ragazzini non si trovano, né si troveranno più. E, da qui, le due famiglie danno versioni opposte di ciò che accadde.
Doveva essere un’avventura. Una cosa da ragazzi, e invece. Ma di chi è stata l’idea? Forse nasce a Mariano, che aveva vissuto negli Stati Uniti con la famiglia e aveva una voglia fortissima di tornarci? Ciro depone che Mariano, già tre mesi prima, gli aveva proposto di rubare soldi a casa per fuggire. L’aveva detto a casa, i Colletta erano andati dai Farina a dare l’allarme, ma alla fine s’era pensato a una ragazzata. Per Loreta Farina le cose non stanno così: “Mio figlio non aveva intenzione di andare negli Stati Uniti. Ha fatto un tema sulle cose che gli piacevano in America, non che voleva tornarsene qui. C’è una grande differenza. E’ stato piuttosto Salvatore che ha fatto un tema in cui voleva tornarsene a Bergamo dove c’erano i suoi cugini”. Secondo Ciro anche altri dovevano andare e poi all’ultimo s’erano tirati indietro: Vincenzo Rosselli, Ignazio (7 anni, fratello di Mariano), Vittorio Grande.
Le prime ricerche. Avvengono a contrada Gelso, ma le famiglie non trovano nessuno e i carabinieri del paese, pigramente, dicono di aspettare le solite 24 ore, che tanto torneranno. S’è visto come è andata a finire. Salvatore, il padre di Mariano: “I carabinieri all’inizio l’hanno presa sottogamba, mi hanno detto che non potevano togliere personale dai seggi elettorali”. Altro dramma è che, nell’immediato, i militari non credettero a Giovanni, perché era noto in paese per fare gli scherzi a tutti. I Farina e i Colletta setacciarono per più giorni la spiaggia, spingendosi lontano fino a Santa Flavia, a Porticello, Torre Colonna. Niente. Salvatore Farina: “Abbiamo perso tutto per cercare nostro figlio, l’officina, tutto. Ho fatto 200.000 km, fino in Bulgaria, Albania, Spagna, in Yugoslavia. Mi sono ridotto a impegnare l’oro dei miei figli. Alla fine per dare qualcosa a loro sono dovuto tornare qua, negli Stati Uniti”.
Eppure, è proprio nel racconto di queste prime ore che si nasconde un elemento finora non considerato, mentre come avete visto le dichiarazioni dei vari testimoni coincidono nei tempi. Quale sia questo elemento, lo vedremo nella prossima puntata.
di Fabio Sanvitale