Un uomo di trentacinque anni , Gunpreet Singh, e una donna di ventisette, Kaur Mandeep, entrambe di origini indiane, si sono impiccati giovedì sera nella loro abitazione di Pegognaga (nella foto sopra), nel mantovano, utilizzando la stessa corda legata al corrimano della scala interna. Secondo gli investigatori si tratterebbe di un doppio suicidio, ma ciò che rende particolare questa storia è che il fatto potrebbe essere avvenuto dopo aver cercato di uccidere la loro bambina di sei anni. I segni rinvenuti sul collo della piccola, infatti, alimentano il sospetto che la coppia possa aver cercato prima di soffocarla. La bambina avrebbe riferito di essere stata aggredita dai genitori prima di perdere i sensi e che al suo risveglio li ha trovati privi di vita, ma le sue dichiarazioni devono essere vagliate attentamente. Se così fosse, i due si sarebbero uccisi nella convinzione di aver prima ucciso loro figlia. Ma nemmeno quello che è accaduto subito dopo è chiaro: dopo essersi ripresa dallo svenimento e aver visto davanti ai propri occhi i corpi dei genitori, è stata lei che ha chiamato il nonno (che vive a Parma) e che, corso immediatamente sul posto, ha chiamato le forze dell’ordine e i soccorsi? O è stato il nonno a passare di casa e trovare quella scena? In fondo, non cambia molto. La strada lungo la quale è successo tutto si perde nel nulla di campagne dove molti indiani, da anni, lavorano la terra. Fili della luce, larghi campi, molto silenzio.
Una delle ipotesi è che il suicidio della coppia sia avvenuto per ragioni legate alla salute, ma i dubbi sono tanti poiché non è stato trovato nessun biglietto d’addio. L’uomo lavorava da otto anni in un allevamento di bovini che produce Parmigiano Reggiano e giovedì aveva chiamato l’azienda dicendo che non sarebbe andato perché avrebbe dovuto accompagnare la moglie dal medico.
Gunpreet e Kaur volevano uccidere anche la figlia? Perché? Non sarà certamente facile capirlo. L’unica persona che potrebbe aiutare i carabinieri a ricostruire quello che è successo è proprio la bambina, che in questo momento si trova ricoverata in stato di shock. Ma certo, se potrà dire la dinamica degli avvenimenti, non potrà dire perché tutto questo è accaduto. Nessuno, sia nella comunità indiana che sul luogo di lavoro, si era accorto di nulla, come d’altronde spesso capita: perciò ogni semplificazione sui motivi del doppio suicidio è impossibile.
Rossana Putignano, Psicologa Clinica e Psicoterapeuta: “A sei anni il cervello si sta ancora formando, ma non sono ancora chiari i concetti di amore e morte, concetti astratti che diventano sempre più chiari verso i 12 anni. Qualcuno dirá alla bambina vittima di questo dramma familiare che i genitori sono volati in cielo. Qualcuno, verosimilmente uno dei due genitori, deve aver provato a strangolarla. Forse non ricorderá nulla, nel senso che questo episodio probabilmente non si è inscritto nella memoria. É una ereditá molto pesante da reggere ed è possibile che questo evento continui a governare la sua vita con una molteplicità di disturbi difficili da prevedere. Occorre che la bambina sia assistita, sin da subito, da una equipe di psicologi, neuropsichiatri infantili e pedagogisti per arginare quanto prima questa possibilità”. Il sindaco di Pegognaga ha garantito l’intervento dei Servizi Sociali. Intanto, nella campagna regna il silenzio.
di Angelo Barraco