Si torna a parlare di Norbert Feher, meglio noto con il nome di Igor Vaclavic o Igor il Russo, il killer serbo di 41 anni che il primo aprile ha ucciso il barista di Budrio Davide Fabbri e successivamente, a Portamaggiore (Ferrara), Valerio Verri, che svolgeva il suo lavoro di guardia giurata. E’ accusato di sei omicidi tra l’Italia e la Spagna. Il procuratore capo di Bologna Giuseppe Amato, il pm Marco Forte, sette carabinieri di Bologna, Ferrara e dei Ros con un magistrato spagnolo hanno fatto ingresso nel carcere del comune spagnolo di Zuera,nella città di Saragozza, dove lo hanno interrogato in merito all’omicidio di Budrio, di Portamaggiore e alla morte di Salvatore Chianese, avvenuta il 30 dicembre del 2015 a Ravenna. Lo scorso 23 marzo, gi investigatori, faccia a faccia per la prima volta con Norbert Feher, hanno cercato di far luce sui misteriosi interrogativi che ancora aleggiano sulla sua figura. Dalla trasferta spagnola sarebbero emersi elementi rilevanti sul fronte investigativo: i colleghi della Guardia Civil, infatti, avrebbero fornito dettagli in merito ai complici di Igor. L’interrogatorio è iniziato alle 10.30 e vi erano anche due interpreti in grado di parlare italiano, russo, serbo e spagnolo. Per il breve tragitto dalla cella all’autovettura sono state adottate numerose misure di sicurezza, come il giubbotto ‘anti-lesioni’ indossato dai tre agenti che lo tenevano ammanettato. E’ apparso cinico e sferzante e si è avvalso della facoltà di non rispondere. “Non c’è nessun problema. Gli abbiamo notificato gli atti e a brevissimo lo manderemo a giudizio: probabilmente chiederemo il processo immediato” ha risposto all’Ansa il procuratore di Bologna Giuseppe Amato in merito alla scelta di Igor.
Gli spagnoli trattano Igor come uno spietato criminale e non hanno certamente dimenticato i tre morti ammazzati nel corso della sparatoria che lo scorso dicembre portò alla sua cattura ad Aragona. I magistrati puntano a un rinvio a giudizio lampo e la notifica degli atti rappresenta certamente un importante e concreta azione. La Guardia Civil lo ha individuato nel corso di indagini che riguardavano alcune rapine che si erano verificate in quella zona. La Procura di Bologna e gli inquirenti, dopo l’omicidio in Emilia, hanno monitorato circa un centinaio di persone con attività di pedinamento, intercettazione, videosorveglianza e interrogatori serrati al fine di carpire elementi utili per l’individuazione del superlatitante. Tanti gli elementi che hanno spinto gli inquirenti in Spagna, ma vi sono stati anche elementi che hanno direzionato le indagini in Francia, Austria e Serbia. L’interrogativo che molti si sono posti e che ancora persiste è il seguente: chi ha favorito la sua latitanza?
Nel momento in cui è stato arrestato, era vestito in uniforme e aveva con se le armi degli agenti della Guardia Civil che la sera prima aveva ucciso. Un uomo che ha indossato sul suo viso un numero imprecisato di maschere, si è camuffato, nascondendosi e fuggendo da chi lo cercava ma lasciando alle sue spalle un’indelebile scia di violenza e terrore che ha fatto tremare l’Italia. “I soggetti come lui hanno gravi deficit di empatia, non provano emozioni, ma le simulano ed è proprio sulla simulazione che è necessario fare molta attenzione – spiega la dottoressa Mary Petrillo, coordinatrice del Crime Analysts Team – Ricordiamoci che ha sempre mentito anche sulla propria identità, assumendone diverse, e ha simulato comportamenti di buona condotta, in carcere, per usufruire di benefici di legge. Gli individui come Igor/Norbert non provano alcun rimorso per i loro atti criminali commessi e sono, in realtà, aggressivi, violenti e molto pericolosi.” In passato era stato processato a Ferrara, nel suo Paese era invece ricercato per violenza sessuale e rapina.
In questo macchinoso gioco di guardie e ladri, hanno vinto fortunatamente le guardie, anche se la scia di sangue lasciata da Igor permane e rimarrà indelebile nella memoria di chi ha perso un congiunto: ma quale sarà il prossimo passo degli inquirenti? Sicuramente una richiesta rapida mirata all’esigenza di giustizia. Tante le prove a suo carico, come il video del primo delitto che rappresenta un punto focale, una chiave di volta in tutta questa torbida vicenda. Gli inquirenti dovranno adesso individuare i fiancheggiatori che gli hanno favorito la latitanza.
di Angelo Barraco