Trento – La scomparsa di Marco Boni, studente di sedici anni che ha fatto perdere le proprie tracce il 16 febbraio da Riva del Garda, si è conclusa in modo tragico. Il suo cadavere è stato rinvenuto dai sommozzatori della Polizia di La Spezia nella mattinata del 5 marzo nelle acque del ramo trentino del lago. Alle operazioni di recupero hanno operato inoltre: le unità del Commissario di Riva, una motovedetta di Peschiera del Garda, la Squadra nautica locale, i sommozzatori della Polizia di La Spezia e le unità cinofile specializzate nell’individuazione di cadaveri in acqua; incredibili ed efficienti, i cani vengono solitamente posizionati sulle barche, a fianco ai Poliziotti. Nel corso dell’ispezione delle aree marittime, riescono ad individuare la presenza di un cadavere immerso in acqua e comunicano tale scoperta abbaiando. Il corpo di Marco Boni è stato individuato a più di 20 metri di profondità, tra le rocce del fondale, sotto la strada della vecchia Gardesana. Grazie anche all’ausilio di un drone subacqueo. Nei giorni antecedenti al ritrovamento, i Vigili del Fuoco e del soccorso alpino hanno svolto ricerche in modo capillare nelle zone montuose sopra Riva, ove Marco era avvezzo fare lunghe passeggiate lungo la strada Gardensana perché attratto dai luoghi storici che hanno fatto da scenario al primo conflitto mondiale. La scomparsa di Marco ha scosso profondamente la comunità del Trentino, che si è stretta attorno alla famiglia. I compagni di scuola del Liceo Classico “Andrea Mafferi” di Viale Lutti Alberti a Riva, avevano avviato una campagna di solidarietà per Marco, stampando e distribuendo numerosi volantini. La Dott.ssa Mary Petrilo, criminologa, Coordinatrice del Crime Analysts Team, Docente Master Univ. Niccolò Cusano ci ha spiegato che “In casi come questo, dove a scomparire per sempre sono ragazzi molto giovani non ci sono giuste parole, ma devono aprirsi però molte riflessioni. I giovani, spesso, cercano di comunicare, seppure, a modo loro un disagio che li affigge e purtroppo, nonostante i social, c’è molta solitudine, i giovani non hanno più luoghi fisici dove incontrarsi e “scontrarsi ” tranne la scuola”. La Dott.ssa Rossana Putignano, Psicologa Clinica, Psicoterapeuta Psicoanalitica Responsabile della Divisione Sud e della Divisione di Psicodiagnosi Neuropsicologica e Forense del CRIME ANALYSTS TEAM ci ha spiegato “Ho ascoltato con cura le parole di Marco in un paio di video messi a disposizione dalla polizia. Nel primo Marco fa un discorso a scuola, credo come candidato a rappresentante di classe. Nel secondo video Marco racconta della sua esperienza in un convitto per studenti. Difficile da seguire il suo discorso per il linguaggio forbito che questo ragazzo di soli 16 anni usava per comunicare ai suoi compagni, sta di fatto che, tutto sommato, appare molto apprezzato e stimato e nulla può far pensare che potesse avere problemi con i suoi coetanei”.
Ma cosa è successo veramente a Marco? Da quel venerdì il suo telefono risultava spento ed ha agganciato la cella telefonica della zona. Nel corso delle indagini è stato acquisito il traffico telefonico intercorso nel giorno della scomparsa ed è emerso soltanto un contatto con la madre, colei che ha lanciato l’allarme dopo che il figlio non si è presentato all’appuntamento. Le ultime immagini che si hanno di Marco risalgono proprio al giorno della sua scomparsa e sono immortalate dalle telecamere dell’Apm, lungo la strada panoramica di Ponale. Il giovane indossava un cappotto scuro e una sciarpa, camminava con passo sicuro e si spostava verso il centro della strada guardandosi le spalle –per vedere se c’è qualcuno o se ci sono auto?- poi si soffiava il naso imboccava il sentiero che si trova nella strada in salita dopo la curva. Ma c’è un problema: sia il sentiero che la strada sono chiusi, perché Marco si è recato li? Nel video –mostrato dalla trasmissione ‘Chi l’ha Visto?’– è ben visibile la presenza di un uomo che ha imboccato quel sentiero prima dell’arrivo di Marco. Inevitabilmente i due si sono incontrati; si apprende infatti che l’uomo avrebbe riferito alla Polizia di aver parlato con il giovane in merito allo stato dei lavori e che lo avrebbe lasciato davanti al sentiero sbarrato. La telecamera, infatti, riprende l’uomo mentre scende dal sentiero, ma non riprende il giovane. Cos’è successo veramente a Marco Boni? Qual è la sottile linea rossa che collega una passeggiata lungo la strada panoramica di Ponale con un corpo inabissato a 20 metri di profondità? Si è trattata di una morte accidentale, di un suicidio o di un omicidio?
di Angelo Barraco