L’omicidio di Gloria Rosboch va in scena al Romaeuropa Festival

“UNO: Posso gettare ai suoi piedi il mio cuore?
DUE: Se non sporca il mio pavimento.”
(Heiner Muller, Pezzo di cuore)

Domani e dopodomani, giovedì 5 e venerdì 6 ottobre 2017, al RomaEuropa Festival (MACRO Testaccio – La Pelanda, Roma), alle ore 21 andrà in scena lo spettacolo “Se non sporca il mio pavimento”, ispirato alla tragica vicenda di Gloria Rosboch, l’insegnante di Castellamonte (Torino) sedotta, raggirata e uccisa (il 13 gennaio 2016) dal suo ex allievo Gabriele Defilippi e dall’amico/amante di quest’ultimo, Roberto Obert. Defilippi, ricordiamolo, lo scorso 22 settembre è stato condannato a 30 anni di carcere per omicidio volontario.

Nella trasposizione teatrale del regista Giuliano Scarpinato, Gloria Rosboch diventa Gioia Montefiori (interpretata da Francesca Turrini), una 47enne insegnante di sostegno in un istituto magistrale, che vive con l’anziana madre nella casa di famiglia. Gabriele Defilippi alias Alessio Benedetti (interpretato da Michele Degirolamo) è uno studente di 17 anni, ha 12 profili su Facebook e sogna una società di servizi ad Antibes. Cosimo Comes (interpretato da Ciro Masella), ispirato da Roberto Obert, è un parrucchiere di 54 anni, ha un salone di bellezza chiamato “Armonya” e un cane di piccola taglia che fa sogni premonitori.

Sono i protagonisti di un mèlo di provincia dalle tinte fosche, una favola noir fatta di rimozioni fatali, bugie sapienti, specchi e umori cangianti; e soprattutto di fantasticherie, latitanze dalla realtà che durano il tempo di uno schianto.

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Ma perché mettere in scena questo drammatico episodio di cronaca nera?  “E’ una vicenda che mi ha impressionato, oltre che per l’intreccio, per la forza archetipica dei suoi personaggi – racconta il regista Scarpinato –  Mi sembrò subito, quando la prima volta ne lessi, che in quella provincia piemontese fatta di supermarket, tubi catodici e fughe nei social, si fosse incarnato bizzarramente, attraverso Gloria Rosboch e il suo giovane seduttore Gabriele Defilippi, il mito di Eco e Narciso. La ninfa dannata da Afrodite ad amare non corrisposta fino alla consunzione delle carni e il giovinetto perduto nella propria immagine riflessa sono scolpiti da Ovidio nelle Metamorfosi, quello che Vittorio Sermonti definisce ‘il poema dell’adolescenza come esperienza della labilità e vulnerabilità dell’identità, mentre il tuo corpo non fa che cambiare, che cambiare te stesso sotto i tuoi stessi occhi. E tu non sai più chi sei’. Percorrendo senza prudenza i gradi di separazione tra Eco e Narciso, Gloria e Gabriele, Gioia e Alessio, mi piacerebbe raccontare di questo incastro nel limbo dell’adolescenza. Di quella cameretta dove le identità si offuscano, distorcono, tardano a sbocciare; perché a ciascuno di noi capita di farvi ritorno, prima o poi, e di avere di nuovo sedici anni, tanti sogni, e poco talento per la vita.”

Le premesse per uno spettacolo destinato a far riflettere e discutere ci sono tutte. Invitiamo dunque i nostri lettori romani a non perderlo!

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La redazione