Chi è e cosa fa un buttafuori

Cinque addetti alla sicurezza di un locale (il San Salvador, nella foto sotto) a Roma sono stati fermati, all’inizio di questo mese, per la morte di un 50enne, con l’accusa di concorso in omicidio volontario aggravato dai futili motivi; tre di loro restano in carcere. Questo pestaggio è finito in tragedia ma – purtroppo – di episodi analoghi, ossia di buttafuori che danno una ripassata a qualcuno per ragioni insensate, causando anche lesioni gravi, la cronaca è piena. L’addetto ai servizi di controllo nei locali di pubblico intrattenimento (discoteche e simili) è una persona che opera nel campo della sicurezza privata, regolamenta i flussi di pubblico e presidia i locali aperti al pubblico, allontanando i soggetti molesti. Verifica – inoltre – la presenza di eventuali sostanze illecite o oggetti proibiti. Non può utilizzare armi di qualunque tipo e non può fare uso della forza o di altri mezzi di coazione…

La loro attività è regolamentata da un Decreto del Ministero dell’Interno nel 2009, rettificato alla fine del 2016, prima il settore era lasciato all’iniziativa privata. Sono tenuti a frequentare un corso di formazione della durata di 90 ore che gli permette di iscriversi in un elenco depositato presso ogni Prefettura, una sorta di albo e devono avere la fedina penale immacolata. A questo punto hanno due scelte. Farsi assumere direttamente dai gestori dei locali o lavorare per una agenzia investigata (o un istituto di vigilanza) che abbia acquisito degli appalti in questo contesto.

Il buttafuori deve essere in grado di gestire situazioni critiche sotto stress, possedere autocontrollo e una certa prestanza fisica. Questi operatori lavorano in contesti critici, quasi sempre di notte, dove non è difficile che si scatenino risse e se gli avventori delle discoteche fossero disciplinati non avrebbero alcun motivo di ricorrere a metodi spicci per tenerli a bada. Sembra lapalissiano, eppure – ogni tanto – la situazione sfugge di mano. Le ragioni possono essere svariate e fare un ragionamento sulle cause che può portare un buttafuori a fare un uso gratuito della forza e diventare violento, potrebbe condurci in riflessioni facilmente retoriche. È un po’ come stabilire se un artista marziale – prima o poi – desidera misurarsi con qualcuno per verificare se il suo addestramento è efficace o se un soldato brama di andare in guerra…

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Chi fa un certo tipo di lavoro dovrebbe avere molto “self-control” perché cadere nella tentazione, soprattutto se si viene provocati, di far foggia delle proprie abilità è il gioco di un attimo. Ecco che appare indispensabile avere in campo soggetti molto equilibrati e non sempre – purtroppo – il binomio “muscoli + cervello” è presente negli energumeni che si occupano di security. A complicar le cose va poi aggiunto che in questo settore e in determinate aree geografiche regnano gli abusivi che – pur non avendo i requisiti – prestano la loro opera e agiscono ai limiti della legalità. L’utilizzo di modalità operative del tutto abnormi, anche da parte di professionisti abilitati, è – purtroppo – il frutto di una diffusa ignoranza in merito alla giurisprudenza e non è – quindi – difficile vedere operatori che eseguono perquisizioni o altri atti illeciti, rendendo la loro attività borderline.

Direi che una migliore formazione ed una selezione del personale più attenta potrebbe migliorare nettamente la situazione, anche se il settore è francamente monopolizzato da “agenzie” radicate sul territorio poco inclini al rinnovamento e unicamente interessate al lucro. Si registra anche una presenza di pseudo-associazioni e di enti bilaterali che hanno a cuore solo i loro interessi e partoriscono CCNL poco utili agli addetti ai lavori che restano in una condizione di sostanziale impotenza e sono privi di strumenti giuridici utili all’esercizio della loro professione. In generale il settore della sicurezza non armata vede impegnati oltre 100 mila operatori (buttafuori, steward, guardie ambientali, servizi fiduciari, portieri, ecc.) meritevoli di essere attenzionati da una riforma che rimarchi ruoli, funzioni e responsabilità alla luce delle attuali esigenze del mercato e di una visione europeista, capace di mettere al centro  l’utilità sociale di queste professioni.
di Alessandro Cascio

Presidente A.P.I.S. (Associazione Professionale Investigazioni e Sicurezza)