Venerdì 8 agosto 1997, caldo e tempo di Palio nella città di Siena: Alessandra Vanni tra pochi giorni compirà 30 anni e lavora come centralinista al Consorzio tassisti senesi. Alessandra non è soltanto la voce dei tassisti, sta facendo pratica per ottenere la licenza; per questo si mette spesso alla guida del Siena 22 di suo zio Onorio, storico tassista senese.
Sappiamo che dalle 14 alle 21 Alessandra è alla consolle a raccogliere le chiamate dei clienti. Alle 21 inserisce il centralino automatico, torna a casa per cena e verso le 22 decide di prendere il taxi e tornare a lavoro. Sono le 22:30 e, partendo dalla centralissima piazza Matteotti (nella foto sotto), il tassametro di Siena 22 comincia a scorrere e come una scatola nera registra tutti gli spostamenti di Alessandra. Alle 23:07 riceve l’ultima chiamata, due studenti che si fanno portare in piazza Gramsci. Da qui, pochi metri e Siena 22 è di nuovo fermo in piazza Matteotti. Sono le 23:18 e Alessandra è da sola e non riceve più chiamate dal centralino. Ma, alle 23:25, la tassista imposta la tariffa extraurbana e si dirige fuori città, imboccando la via Chiantigiana. Non sappiamo se a bordo del taxi è salito qualcuno. Arriva nella frazione di Quercegrossa, dove viene vista transitare alcune volte davanti al bar del paese.
Cosa sta cercando la tassista? Alcuni indizi ci portano ad un somalo, Stefano Nicolino Mohamed, noto a Siena come “Steve”. Nicolino si è trasferito da qualche giorno a Quercegrossa e il taxi lo utilizza per farsi accompagnare a lavoro. Con Alessandra ha stretto un buon rapporto di amicizia, infatti anche il pomeriggio di quel venerdì parlano a telefono, come risulterà dai tabulati telefonici. Stando però alle dichiarazioni di Nicolino, quella sera non si incontrano.
Ritorniamo quindi a Siena 22 e ad Alessandra che, uscita da Quercegrossa, si dirige verso Castellina in Chianti. Alcuni testimoni vedono uscire dal taxi un uomo che rientra rapidamente, sedendosi accanto al posto di guida. Strano: Alessandra, che aveva paura a guidare di notte, sta andando in giro addirittura con due uomini verso un posto isolato. Siena 22 riparte, arriva a Castellina alle 24:05 e, nei pressi del cimitero comunale, imbocca una strada sterrata che porta ad una radura adibita a punto di raccolta dei rifiuti (nella foto). Il tassametro di Siena 22 segna 55 mila lire e si ferma per sempre alle 24:09.
Non sappiamo cosa accade in quei minuti, ma il risultato di quell’incontro lo scoprirà Luciano Boschi, residente a Castellina, che la mattina del 9 agosto, mentre si sta recando a scaricare dei materassi, vede un taxi parcheggiato con una ragazza a bordo. L’uomo si avvicina ad Alessandra che sembra dormire, sta per chiederle se va tutto bene, ma ancor prima di aprire bocca si pietrifica. Quella ragazza non dorme, quella ragazza è morta strangolata. Pochi minuti e la scena del crimine si riempie di poliziotti e carabinieri. Alessandra ha le mani legate dietro al sedile con una cordicella, attorno al collo un solco, sotto il mento un segno a forma di X lasciato dalla corda e sul lato destro del collo due segni lasciati probabilmente da alcune unghiate. La consulenza medico legale stabilirà che la ragazza è stata uccisa tra l’ 1 e le 3 di notte.
Qualche giorno dopo si verifica un fatto davvero strano. Ai carabinieri arriva una busta contenente una lettera anonima con la scritta in latino “Quis est dignus aperire librum et solvere signacula eius?”. Chi è degno di aprire il libro e di scioglierne i sigilli? Un passo dell’Apocalisse di San Giovanni. Questa lettera ha una relazione con l’omicidio? E chi l’ha inviata? Il nodo della corda potrebbe ricordare un sigillo? La corda infatti è stata legata prima su una mano, poi sull’altra, quindi è stata fatta una serie di spire apparentemente arruffate attorno all’asse della corda. Ma è un nodo fatto dopo la morte di Alessandra, che ha richiesto impegno e ha costretto gli assassini a rimanere nel taxi minuti preziosi. E perché legare le mani della ragazza dopo che è morta? Forse per tenere il corpo in posizione eretta sul sedile, dando l’impressione che stia dormendo? Altre ipotesi risultano irrazionali o comunque relegate ad una mente di tipo maniacale. Poi c’è anche una terza ipotesi, quella simbolica. Chi è degno di sciogliere il sigillo? Chi è in grado di sciogliere il sigillo attorno alle mani di Alessandra? Ma un nodo –e poi, quel nodo- non ha alcun significato in campo esoterico.
Informazioni più interessanti vengono dal tipo di solco lasciato dalla corda. Un solco che si estende su tutto il collo e che davanti, appena sotto al mento, si biforca come a formare una X. Secondo alcuni esperti della Polizia Scientifica, il segno è del tutto particolare e può essere stato prodotto da un’azione di strangolamento non istintiva, ma studiata e messa in atto con tecnica e determinazione. Probabilmente l’assassino ha preso la corda per le estremità, poi incrociando i polsi e tenendo i gomiti alti, ha formato un cappio che ha fatto passare attorno alla testa della vittima. A questo punto allontanando i polsi, la corda comincia a tirarsi e sul davanti si sovrappone e incrocia formando una X. E poi, sul cruscotto c’è un’impronta lasciata dalla scarpa di Alessandra, mentre si dibatteva: è la stessa polvere bianca dello sterrato, segno che prima è scesa dal taxi. Perché?
Negli anni sono state fatte numerose indagini, esami del DNA e la riesumazione della salma di Stefano Nicolino, morto nel 2006: ma, nonostante questo, il colpevole non è mai stato individuato. Quindi si riparte da capo, da quella piazzola sterrata dove, in una sera d’agosto, Siena 22 ha lasciato le sue impronte per sempre: ma la verità sembra impossibile da raggiungere e sempre più sfumata.
di Paolo Mugnai
(copertina: grab dal sito ansa.it)