Signori, di cose strane ne accadono e Dio solo sa se ve ne diamo conto, ma questa è una delle più strane: un incendio nella notte, cinque bambini che spariscono e nessuno ne sa più nulla da sessant’anni. Andiamo con ordine. Vigilia di Natale 1945, Fayetteville, Virginia, Stati Uniti. Un posto di 1.500 anime dove si lavora carbone e si respira carbone. Ma è Natale: ed è tutto imbiancato dalla neve. La famiglia Sodder sta dormendo. E che famiglia: i genitori più numero nove figli (il decimo è in guerra). In realtà sono italiani, sono sardi, di Tula: si chiamano Soddu ma si sa, gli ufficiali dell’immigrazione americana storpiavano i nomi e allora voilà il cambio. Il padre (Giorgio, diventato George) fa il trasportatore di carbone. I figli: vanno da John, 23 anni, minatore, a Sylvia, 3 anni. E qui comincia il mistero.
A mezzanotte e mezza, quando tutti ormai dormono, squilla il telefono: è una voce di donna, con bicchieri che brindano in sottofondo. Hanno sbagliato numero. La signora Jennie, la madre, mentre torna a letto si accorge che nessuno ha chiuso a chiave la porta di casa e che la luce al pianterreno è rimasta accesa. Chiude, spegne e si rimette a letto. Ma niente, non si dorme. Mezz’ora dopo sente che qualcosa di duro ha appena colpito il tetto. Silenzio. Ora è l’una e mezza, e Jennie si risveglia di nuovo: c’è puzza di bruciato! La casa va a fuoco! Sveglia il marito e cercano di portare fuori tutti i figli, perché la loro è la classica casa di legno. Ne trovano solo quattro. E gli altri cinque? Il padre tenta di chiamare i pompieri ma niente, non c’è linea. Poi tenta di rientrare in casa ma ormai il fuoco è un muro inesorabile. La scala che tengono all’esterno è fuori posto, verrà ritrovata giorni dopo. Un’ora dopo la casa è sbriciolata, mentre i pompieri, già sotto organico per via della guerra, prima di trovare quel posto di campagna a 3 km dal paese, arrivano alle otto di mattina e cercano per un paio d’ore tra le macerie. Ma com’è nato l’incendio? E dove sono i cinque bambini? E chi ha tagliato il filo del telefono? L’inchiesta parla di corto circuito, ma l’impianto era stato rifatto da poco. Inoltre, al momento della fuga, erano ancora accese le luci di Natale. E che dire dell’auto notata nelle settimane precedenti da John, in paese, che sembrava osservare i bambini Sodder tornare da scuola?
L’inchiesta dirà che i bambini sono morti tra le fiamme, ma nemmeno un ossicino viene ritrovato sotto le macerie, mentre ci sono pezzi del tetto e degli elettrodomestici. Dove sono finiti Maurice, 14 anni, Martha, 12, Louis, 10, Jeannie, 8, e Betty di 5? I Sodder metteranno anche una ricompensa, ma senza esito. In compenso, gli avvistamenti non mancano anche se, come sempre, si tratta di distinguere il grano dal loglio. Un guscio verde di metallo ritrovato successivamente vicino la casa fa pensare che sul tetto fosse sia lanciata una bomba al napalm, la classica bomba incendiaria che proprio nella seconda guerra mondiale l’esercito americano stava impiegando. Una donna dice di aver visto i cinque bambini a bordo di un’auto che si allontanava dall’incendio. Un’altra li vede in un bar a cento km da lì, la mattina dopo. Vai a sapere. In compenso l’uomo che ha tagliato il filo viene trovato: si scusa dicendo che aveva tagliato per sbaglio e gli credono. Amen.
In assenza di spiegazioni ufficiali plausibili, partono le teorie più folli. A Fayetteville c’è la tratta dei bambini (e perché proprio in un paesetto e non a New York, che non ti vede nessuno?). No, è stata la mafia, perché Sodder trasporta il carbone e alla mafia fa gola il suo business (ma è solo una suggestione per via dell’origine italiana: italiani uguale mafia. E a Fayetteville mezzo paese era fatto di nostri emigranti). Nel 1967 i Sodder ricevono una foto. E’ di un ragazzo che dice di essere loro figlio Louis. Dietro c’è un messaggio sgrammaticato: “Louis Sodder. I love brother Frankie. Lllil Boys (piccoli ragazzi). A90135”. E’ solo uno scherzo, che mischia le solite suggestioni: infatti le cifre sono il cap di Palermo. È ovvio che il vero Louis, se avesse voluto dire che era vivo e in Italia, avrebbe scritto una lettera di un chilometro per farsi davvero trovare.
E allora, cosa è successo quella notte? Proviamo a pensare. La prima ipotesi è che abbiano cercato male: quella dei pompieri fu una ricerca frettolosa e d’altronde loro non avevano altra competenza che gettare acqua. Non bastano certo due ore per setacciare i resti di una casa crollata. Fu una ricerca a occhio, nessunò prelevò dell’eventuale polvere bianca da esaminare per vedere se era fosfato di calcio, il tipico residuo da combustione di ossa. Comunque, cercare meglio nemmeno fu possibile. George passò il bulldozer sui resti della casa quattro giorni dopo, per farne un memoriale (nella foto sopra). Nel 1949 ci ripensò e fece fare degli scavi. Trovarono dei frammenti di vertebra, che i patologi però attribuirono a un essere umano di una ventina d’anni: e nessuno dei figli aveva quell’età. Probabilmente, roba presa da un cimitero e gettata lì per scherzo. Resta il fatto che una cremazione impiega almeno due ore e produce dai 3 ai 7 kg di ceneri e frammenti ossei, che vanno poi ridotti in polvere. Qualcosa, insomma, anche solo a vista, avrebbero pur dovuto pur trovarlo, i pompieri.
La seconda ipotesi è che resti non sono stati trovati perché non c’erano. Non sarebbe d’altronde la prima volta che qualcuno, non potendone avere, o essendo pedofilo, ruba i bambini degli altri, negli Stati Uniti. E’ successo molte volte e la chiave del mistero è sempre stata nel portarli a molti Stati di distanza, dove nessuno (e nel 1945, poi) li avrebbe ritrovati. Il fuoco potrebbe essere stato il diversivo, la scusa per entrare dalla porta del retro, magari fingendosi soccorritori, obbligando la famiglia a domare le fiamme per guadagnare tempo. Ma anche così un altro mistero resta: Maurice aveva 14 anni. Nel 1945, in una famiglia povera, a 14 eri già un mezzo uomo. Dei bambini piccoli puoi rigirarteli per anni e anni, fargli credere che i tuoi genitori non vogliono più vederti, ma come hanno fatto con lui? Forse l’unica vera domanda è: quanto sono sopravvissuti i bambini Sodder?
di Fabio Sanvitale