Si è concluso con uno sconto di pena il processo di Appello con rito abbreviato per la morte della 16enne di Anguillara Sabazia (Roma), Federica Mangiapelo: ieri la prima Corte d’Assise d’Appello, presieduta da Giancarlo De Cataldo, ha infatti condannato a 14 anni di carcere Marco Di Muro, all’epoca dei fatti fidanzato di Federica. Il ragazzo, ora 27enne, rispetto ai 18 anni che si era preso in primo grado, si è visto riconoscere le attenuanti generiche equivalenti all’aggravante della minorata difesa.
Della tragica fine di Federica Mangiapelo vi abbiamo parlato spesso nelle nostre pagine, e noi stessi avevamo posto 10 domande a Marco Di Muro per evidenziare tutti i dubbi sulla versione da lui fornita.
Federica è morta nella notte tra l’1 e il 2 novembre 2012. Il suo corpo è stato trovato da un passante la mattina del 2 novembre, riverso sulle rive del lago di Bracciano, in località Vigna di Valle.
Per diverso tempo la sua morte è stata ricondotta a cause naturali, nello specifico a una miocardite (uno stato infiammatorio del muscolo cardiaco), ma la figura del fidanzato Marco Di Muro non ha mai convinto. Il ragazzo è stato l’ultima persona a vedere Federica in vita. Quella sera erano usciti insieme, avevano litigato e poi, a detta di lui, la giovane gli aveva chiesto di scendere dall’auto.
Ma gli orari e gli spostamenti descritti da Marco non coincidono. Non solo, il ragazzo appena rientrato a casa scrive un biglietto alla madre chiedendole di lavargli subito gli abiti che indossava quella notte. La mamma, premurosa, la mattina seguente aziona la lavatrice, che viene fermata proprio dai carabinieri al loro arrivo in seguito al ritrovamento del corpo di Federica.
Ebbene, negli abiti di Di Muro vengono trovate le stesse alghe presenti nel corpo di Federica, e riconducibili proprio alle acque del lago di Bracciano. Ma non è tutto: nel 2014 una serie di perizie ribalta la causa della morte di Federica Mangiapelo. Non più miocardite ma annegamento. Il 12 dicembre 2014 Marco di Muro viene messo agli arresti domiciliari con l’accusa di aver ucciso la fidanzata, tenendole la testa sott’acqua fino a farla annegare.
Il 17 luglio 2015 arriva dal gup di Civitavecchia la condanna a 18 anni di carcere, ridotta ieri in Appello. Marco Di Muro, in tutto ciò, si è sempre trincerato dietro il più assoluto silenzio. Mai un’ammissione, mai un accenno di pentimento, mai una cenno di pietà nei confronti di quella bella e fragile ragazza che diceva di amare.
di Valentina Magrin