La Cassazione ieri ha messo una volta per tutte la parola “FINE” al processo per la morte di Melania Rea, la giovane mamma uccisa nell’aprile 2011 e trovata cadavere nel boschetto delle Casermette di Ripe di Civitella del Tronto (Teramo). La Corte ha respinto il ricorso della difesa di Salvatore Parolisi, marito della vittima, sulla concessione delle attenuanti generiche. La condanna è stata dunque confermata a 20 anni, così come aveva stabilito la Corte d’Appello di Perugia nel maggio del 2015.
Gli avvocati dell’imputato, Valter Biscotti e Nicodemo Gentile, hanno però annunciato che faranno ricorso alla Corte europea di Strasburgo per stabilire se Parolisi abbia avuto un giusto processo: “Quello a Parolisi rimane un processo aperto, con grandissimi dubbi. Tante ombre e incertezze non dissipate dalle sentenze”.
Salvatore Parolisi, ricordiamolo, si è sempre proclamato innocente, nonostante la moglie fosse uscita con lui il giorno della sua scomparsa e il suo corpo ritrovato nel luogo dove lui, caporal maggiore, portava le sue reclute ad allenarsi. E nonostante il suo atteggiamento nei minuti, nelle ore e nei giorni successivi alla scomparsa di Melania. E poi il movente, quella storia extraconiugale con la soldatessa L. P., alla quale il Parolisi aveva promesso una vita insieme.
Insomma, gli elementi a supporto della condanna ci sono, eccome. Sarà dunque davvero interessante scoprire quali importanti elementi verranno presentati dalla difesa, se effettivamente si procederà con il ricorso alla Corte di Strasburgo. Nel frattempo, in attesa di ulteriori sviluppi, il caso è chiuso.
di Valentina Magrin