Lunedì 30 maggio, alla Libreria Nardini di Firenze, la presentazione di un nuovo volume sui delitti del Mostro, il più controverso caso criminale della cronaca nera italiana
Resta il dolore dei parenti e degli amici delle vittime. Tanti di loro, ancora oggi, a distanza d’innumerevoli anni, attendono risposte definitive su quell’orrore. Restano le immagini: giovani volti che ci guardano dalle fototessere dei documenti d’identità, auto dai finestrini crivellati dai proiettili parcheggiate, per l’ultima volta, in luoghi appartati di una campagna da sogno (e da incubo). Resta una lunga lista di nomi e date, di scene del crimine e processi, di protagonisti e comparse. Il Mostro di Firenze: il caso criminale più controverso e sfuggente della cronaca nera italiana. I libri, i documentari, i siti web, gli speciali, gli approfondimenti che se ne sono occupati e se ne occupano non si contano. Ci sono quelli che sposano una teoria e sfoderano idee chiare su chi sia/siano i colpevoli – “compagni di merende”, killer solitario, setta satanica, medico di Perugia, “Carlo” (così Mario Spezi e Douglas Preston, nel loro “Dolci colline di sangue”, chiamano il loro Mostro), eccetera. E quelli che esaminano i fatti, ricostruendo, tessera dopo tessera, i contorni di un agghiacciante mosaico, in cui, come nei labirinti, più ci si addentra più ci si perde. “Mostro di Firenze. Al di la di ogni ragionevole dubbio” (Enigma Edizioni) appartiene alla seconda categoria.
Spiega Paolo Cochi, autore del volume assieme a Francesco Cappelletti e Michele Bruno (tutti e tre saranno lunedì 30 maggio alla Libreria Nardini di Firenze, alle 18, assieme agli avvocati Nino Filastò, Cecilia Bevacqua, Fiammetta Pezzati e Vieri Adriani, per la prima presentazione ufficiale del libro; presto, per i lettori di Cronaca-Nera, un approfondimento dedicato all’incontro fiorentino; e nuove presentazioni del volume sono già in calendario: l’8 giugno a Scandicci, l’11 a San Casciano, il 19 a Borgo San Lorenzo): «Non v’è caso criminale al mondo più complesso della vicenda del Mostro di Firenze. Una verità giudiziaria del tutto parziale e totalmente opinabile, basata sulle confessioni di un testimone reo-confesso, che raccontò anche tante assurdità. Nel libro vengono passati al microscopio tutti gli atti della vicenda. Un’inchiesta quarantennale, analizzata e raccontata nel dettaglio e con la massima cura. Le tante, troppe ipotesi alternative negli anni formulate si son rivelate tutte inconsistenti. La verità sul caso più contorto e controverso della storia della cronaca nera italiana non é stata ancora scritta. Questa é l’unica certezza».
Romano, reporter e documentarista, Paolo Cochi segue il caso del Mostro di Firenze da più di vent’anni. Su questa vicenda ha realizzato, come autore e regista, due documentari e molteplici trasmissioni televisive, e per il sito cronaca-nera.it cura una rubrica interamente dedicata alla serie dei duplici omicidi provocati dai colpi della famigerata Beretta cal. 22 – l’arma-fantasma, l’epicentro di infiniti interrogativi. Vive e lavora a Roma, nel settore della comunicazione cine/televisiva, affrontando spesso vicende storiche e misteriose a carattere scientifico. Coltiva da anni «la speranza che questo “cold-case” venga definitivamente risolto». A tale risoluzione lavora in maniera attiva. Il suo secondo documentario sul Mostro, interamente incentrato sul duplice delitto degli Scopeti (1985), ha raccolto testimonianze e perizie medico-legali capaci di mettere in discussione la cronologia ufficiale dell’assalto (l’ultimo del Mostro) che provocò la morte dei francesi Nadine Mauriot e Jean-Michel Kraveichvili: non nella notte tra domenica 8 e lunedì 9 settembre, ma un giorno prima (se non addirittura due); una nuova datazione che andrebbe a inficiare le dichiarazioni di Giancarlo Lotti (autoaccusatosi come complice) e Fernando Pucci, i super-testimoni sulle cui parole poggiarono gran parte delle accuse ai cosiddetti “compagni di merende” capitanati da Pietro Pacciani.
Ora, questo nuovo libro. Sul caso criminale, si legge sulla quarta di copertina, “più lungo e controverso della cronaca nera italiana (ben 48 anni): decenni d’indagine, una scia di sangue con almeno 16 vittime, tante morti considerate “collaterali”, la pista sarda, Pacciani ed i compagni di merende, per giungere alle ipotesi sui mandanti che, ad oggi, hanno condotto solo ad assoluzioni per quanti ritenuti coinvolti. Per la prima volta la storia del mostro di Firenze viene raccontata attraverso i verbali, i rapporti giudiziari e gli atti ufficiali, per una nuova valutazione di aspetti centrali della vicenda e per evidenziare elementi rimasti inediti. La cronologia degli eventi e le nuove conclusioni di recenti studi di entomologi e medici legali, creano una dicotomia inconciliabile con i risultati fino ad oggi processualmente accertati. Un’altra verità dunque, che smonta una ad una le dichiarazioni del testimone reo confesso Giancarlo Lotti, questa volta senza possibilità alcuna di appello”.
La criminologa Roberta Bruzzone, volto noto del piccolo schermo, nella sua prefazione ricostruisce, con efficace sintesi, gli aspetti principali del caso. “L’ombra del dubbio sui delitti del Mostro di Firenze non sembra voler dissolversi neppure oltre 30 anni dopo l’ultimo duplice omicidio degli Scopeti avvenuto nel settembre del 1985”, scrive Bruzzone. “L’ultima svolta nel caso del Mostro di Firenze sembra far emergere uno scenario investigativo “alternativo” alla versione ufficiale davvero inquietante: e se davvero i “compagni di merende” fossero estranei alla serie di delitti che insanguinarono le colline intorno a Firenze tra il 1968 ed il 1985? Alla base di tale sconvolgente ipotesi vi è la lunga e dettagliata inchiesta giornalistica condotta “fuori dagli schemi” (con coraggio e determinazione) da Paolo Cochi, che allo studio del caso del Mostro di Firenze ha dedicato molto tempo e ha coinvolto illustri professionisti del mondo dell’investigazione e delle Scienze Forensi. Proprio dall’inchiesta emerge una sconvolgente anomalia temporale in grado di travolgere irrimediabilmente la credibilità (che già all’epoca suscitò non poche perplessità) del cosiddetto “supertestimone” (reo confesso a sua volta) Giancarlo Lotti.
Ma facciamo un passo indietro. Torniamo al 1968, a quando la serie di delitti più inquietante che ha riguardato il nostro Paese ha avuto inizio e ripercorriamo, seppur con estrema sintesi, la cronologia dei duplici omicidi “ufficialmente” attribuiti al cosiddetto “Mostro di Firenze””.
Continua elencando i duplici omicidi: “I delitti attribuiti alla mano del “Mostro” sono ufficialmente 16 in 8 aggressioni separate. Secondo alcuni studiosi del caso qualche dubbio vi sarebbe però relativamente al delitto del 1968 ai danni di Barbara Locci e Antonio Lo Bianco avvenuto a Castelletti di Signa (FI). Le caratteristiche criminodinamiche di questo duplice omicidio, che rappresenterebbe l’esordio criminale nella serie, presenta infatti alcune anomalie rispetto ai delitti successivi. La “firma” criminale presente in tutti i delitti attribuiti al “Mostro” è indubbiamente piuttosto chiara: l’impiego di un’arma da fuoco di piccolo calibro, la famosa Beretta calibro .22 con proiettili Winchester marcate con la lettera H nel fondello. E si tratta della medesima arma impiegata anche nel delitto Locci-Lo Bianco. Ma è possibile che chi ha commesso il delitto nel ’68, abbia poi avuto modo di liberarsi dell’arma per vie traverse e che, quindi, solo in un secondo momento la calibro .22 sia giunta nelle mani del “mostro”. Naturalmente sul punto non è mai stato possibile giungere ad una verità definitiva. Il connubio tra notti di novilunio e mutilazioni delle vittime femminili che si ravvisa in alcuni di questi casi, sebbene non in tutti, ha da sempre portato ad ipotizzare la matrice esoterica alla base dei delitti. La scelta temporale del novilunio per alcuni di questi delitti, unitamente alle mutilazioni sessuali delle vittime femminili, potrebbe far ipotizzare la figura di un soggetto con un interesse per l’esoterismo rivisitato in una dimensione personale”.
Oltre al delitto Locci-Lo Bianco, spiega la criminologa, “la serie ha riguardato altre 14 persone: 14 Settembre 1974, Sagginale, frazione di Borgo San Lorenzo: Stefania Pettini e Pasquale Gentilcore, freddati con dieci colpi di pistola, alla ragazza vengono inferte 96 ferite da punta e taglio e viene ritrovata con un tralcio di vite infilato per metà nella vagina. elemento che ha alimentato la pista “esoterica”, benché la vite da cui proveniva quel reperto fosse ad appena un paio di metri dal corpo della vittima. 6 Giugno 1981 Scandicci, a sud-ovest di Firenze: Carmela De Nuccio e Giovanni Foggi vengono assassinati con numerosi colpi di arma da fuoco. Alla De Nuccio viene asportato il pube, con tre tagli netti e molto precisi. In questo delitto compaiono per la prima volta le mutilazioni genitali a carico della vittima femminile con “asportazione” di quelli che in gergo tecnico investigativo nei casi di omicidio seriale vengono definiti “trofei”. 22 Ottobre 1981 Calenzano, a nord-ovest di Firenze: Susanna Cambi e Stefano Baldi, stesso modus operandi e stessa “firma” che compare nei delitti precedenti; anche in questo omicidio alla Cambi viene asportato il pube. 19 Giugno 1982 Montespertoli, nella zona del Chianti: Antonella Migliorini e Paolo Mainardi. Stesso modus operandi e stessa “firma” che compare nei delitti precedenti. 9 Settembre 1983 Giogoli, in località Galluzzo: Uwe Rusch e Horst Meyer, questo delitto è l’unico in cui a venire uccisi sono due uomini, ma è opinione comune (condivisa anche dagli inquirenti) che probabilmente il “Mostro” abbia creduto che si trattasse di una coppia, in quanto uno dei due ragazzi aveva lunghi capelli biondi e poteva essere scambiato per una donna. 29 Luglio 1984 Vicchio nel Mugello, a nord-est di Firenze: Pia Rontini e Claudio Stefanacci vengono barbaramente assassinati. Si tratta indubbiamente del delitto più efferato della serie: alla Rontini vengono asportati completamente seno sinistro e pube. 6/7 Settembre 1985 Scopeti, nel Comune di San Casciano Val di Pesa”: Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili, ultimo omicidio, ma altrettanto efferato quanto il precedente, infatti, alla donna vengono asportati seno sinistro e pube”.
E proprio sul delitto degli Scopeti, conclude, “sono emersi importanti elementi, descritti con dovizia di dettagli in questa opera, in grado di sconfessare le dichiarazioni del cosiddetto “supertestimone” Giancarlo Lotti, uno dei famigerati “compagni di merende”. Proprio Lotti (che si autoaccusò) e Fernando Pucci, limitatamente al delitto di Scopeti, dichiararono di essere stati presenti sulla scena del crimine la sera di domenica 8 settembre e di aver assistito al duplice omicidio (commesso, sulla base delle loro dichiarazioni, da Pietro Pacciani e Mario Vanni). Ma qualcosa già all’epoca non tornava nella collocazione temporale del delitto. E a sostenere che l’epoca della morte dovesse essere anticipata alla notte del 7 settembre c’erano diversi pareri tecnici a firma del Prof. Introna, degli esperti FBI interpellati e del Prof. De Fazio. Ma nessuno tenne in considerazione tali osservazioni che oggi però, grazie al lavoro di inchiesta portato avanti da Paolo Cochi, sono state confermate anche da altri autorevoli esperti in Medicina Legale e Scienze Forensi. E tale scenario, se confermato ufficialmente, è in grado di travolgere insanabilmente le testimonianze rese da Lotti e Pucci e, con esse, gli esiti dell’inchiesta che portò alla condanna (definitiva) dei “compagni di merende””.
Francesco Cappelletti vive e lavora a Firenze. Con l’avvocato Vieri Adriani, legale dei familiari delle vittime francesi del Mostro, e Salvatore Maugeri, nel 2012, ha pubblicato con la casa editrice Ibiskos Ulivieri: “Delitto degli Scopeti – Giustizia mancata”.
Segue la vicenda del mostro di Firenze da una decina di anni ed ogni volta che torna ad occuparsene coltiva, senza alcun risultato apprezzabile, perplessità, indignazione, insofferenza ed irritazione.
Michele Bruno, romano, di formazione scientifica. Dopo aver trascorso sei anni della sua vita chiuso in un laboratorio di biotecnologie, ha deciso per un cambiamento radicale ed oggi si occupa di reti e sistemi informatici. Si è imbattuto nella storia del mostro di Firenze coltivando il suo interesse per le scienze forensi. Ha collaborato lateralmente alla realizzazione del reportage-inchiesta del regista Paolo Cochi da cui è nata l’idea di questo libro. Che è dedicato all’avvocato Rosario Bevacqua, uno dei legali che difese Pietro Pacciani dall’accusa di essere il Mostro di Firenze, scomparso nel gennaio 2016.
di Andrea Lanini