Caso Serena Mollicone: riaperte le indagini sulla morte di Santino Tuzi

Il fascicolo sulla morte di Santino Tuzi, il brigadiere della stazione dei Carabinieri di Arce suicidatosi l’11 aprile del 2008, è stato riaperto. Lo chiedeva la figlia Maria e voi direte: e chi è Tuzi? Perché è importante? E’ importante per due motivi: perché quel che sembra un suicidio potrebbe essere stato un omicidio e perché ci sono sospetti che questa morte sia legata a quella di Serena Mollicone, la ragazza di Arce che fu ritrovata morta nel 2001, con la testa imbustata e tenuta ferma dallo scotch, con le mani e i piedi bloccati da altro scotch e filo di ferro, in una radura tra erba e rottami. Non c’è nessun colpevole ad oggi per la morte di Serena: fu processato il carrozziere Carmine Belli, ma si trattò di un clamoroso errore giudiziario. Belli era innocente, al punto che contro di lui furono fabbricate delle prove per incastrarlo: la sua assoluzione, oggi, è definitiva.

Si perse così del tempo, molto tempo. Poi, nel 2008, la morte di Tuzi, un uomo che stava per andare in pensione e che, a dire dei familiari, non era affatto depresso. Il ritrovamento della pistola d’ordinanza sul sedile del passeggero autorizzò dubbi: come poteva essere finita fin lì? La figlia Maria insistette, il giornalista Fabio Amendolara scrisse con lei un libro (“L’ultimo giorno con gli alamari”), una perizia linguistica della grafologa Sara Cordella sollevò altri dubbi, gli avvocati chiesero la riapertura: che è oggi è arrivata. L’ipotesi è che il delitto di Serena sia collegato alla caserma dei Carabinieri di Arce, che lei si sia recata lì, quel giorno, per denunciare il figlio del maresciallo, con cui aveva una storia e che sapeva coinvolto in storie di droga. Ipotesi, moventi, sospetti. E Tuzi? Potrebbe aver scoperto, anni dopo, il filo conduttore di quel delitto ed essere stato ucciso per questo. Potrebbe aver detto ai giudici qualcosa che non doveva. Altri elementi della storia li trovate qui.

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E’ strano che una persona che vuole suicidarsi si spari un colpo al cuore -ha detto Maria a Blitz Quotidianogeneralmente ci si spara alla tempia. La pistola era sistemata sul sedile di fianco, non l’aveva né in mano, né era caduta per terra sul sedile. A casa mio padre non ha mai fatto riferimento al caso di Serena Mollicone. E’ uscito dicendo: “Vado un attimo ad Arce e torno subito”. Una sua amica lo ha invitato a prendere un caffè da lei, lui ha detto: “Vado urgentemente ad Arce, poi quando torno prendiamo il caffè”. E invece…

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Non sappiamo cosa sia vero e cosa no. Non siamo dietrologisti, come ben sapete. Ma sappiamo che tre giorni prima di morire Tuzi aveva deposto in Procura sul delitto Mollicone, collocando la ragazza in caserma il giorno della sua scomparsa. Però sappiamo anche che l’ex amante del brigadiere sarebbe stata al telefono con lui nel momento del colpo di pistola. Sappiamo, infine, che delle risposte più approfondite sono dovute non solo ai familiari ma anche alla società civile, quando qualcuno si uccide in un modo che non torna.

di Fabio Sanvitale