Finalmente comincia a esser chiaro anche per la Giustizia italiana che il povero Hashi Omar Hassan non è affatto uno dei colpevoli della morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Qualche settimana fa la Corte d’appello di Perugia ha ammesso l’istanza di revisione del suo processo: condannato a 26 anni per l’omicidio della giornalista del Tg3 e dell’operatore, forse il somalo potrà trovare giustizia, anche se tardi. Di anni dentro se ne è fatti 16: è fuori da giugno 2015.
Erano i giorni di marzo del 1994 e a Mogadiscio, nella confusione di un regime vacillante e di bande rivali che spaccavano la città e il Paese Ilaria e Miran vennero bloccati in un agguato. Erano corsi a prendere qualche informazione importante per l’ultima inchiesta di Ilaria, erano nel centro della città, in quella terra di nessuno che non era nè poteva essere sotto il controllo di una delle due fazioni. Poi, la trappola. Poi, un magistrato che fa poco e poi uno che fa tanto. Fino all’arresto di Hassan, che comunque è sempre stato considerato solo come uno dei membri del commando.
Ma oggi la verità ufficiale comincia a smottare, a cedere, a scivolare giù come una frana di fango sotto piogge di contraddizioni e giochi sporchi. Ci sarà da risentire molti testimoni: l’ex ambasciatore Giuseppe Cassini, quello che trovò Hassan e il suo accusatore Gelle. Poi, Giancarlo Marocchino, l’imprenditore che era l’italiano di spicco a Mogadiscio in quel periodo, tanto da arrivare per primo sul luogo dell’agguato. La verità, d’altronde, era chiara già da un po’: Hashi Hassan fu messo in mezzo, serviva un colpevole. E quando serve un colpevole ed è lo Stato a servirlo ai giudici, allora vuol dire che è lo Stato stesso a stare dietro la morte di Ilaria e Miran. C’è poco da fare.
Il caso era stato riaperto dopo le dichiarazioni del testimone Gelle, rintracciato da “Chi l’ha visto?” in Gran Bretagna. Gelle, quello che per le nostre forze dell’ordine era irrintracciabile; e che aveva dichiarato di aver mentito nell’accusare Hassan. Lo aveva accusato e poi era sparito dall’Italia, tanto da non aver mai testimoniato contro di lui, in nessun grado di giudizio. Gelle era stato portato in Italia proprio da Cassini; ma oggi sostiene di aver mentito per soldi. Se le cose stanno così, Hassan va liberato subito e Gelle deve tornare dall’estero per dire chi gli disse di mentire. Lo farà?
Che il clima intorno a quella sentenza stia cambiando lo si capisce dal fatto che anche Luciana, la madre di Ilaria Alpi, all’epoca favorevole alla colpevolezza di Hassan, oggi sostiene pienamente la sua innocenza. L’esame dei testimoni è stato fissato al 5 aprile. Forse non è ancora troppo tardi per scoprire la verità.
di Fabio Sanvitale
Pingback: I grandi misteri italiani ve li spiega Nerocrime | Cronaca-Nera.it