Strage di via Caravaggio: tre dna ignoti sulla scena del crimine. Di chi sono?

Napoli, via Caravaggio 78, 30 ottobre 1975. Il teatro di una strage che ancor oggi fa discutere. Domenico Zarrelli è stato assolto con sentenza definitiva, Domenico Zarrelli ha lasciato il suo dna su uno dei reperti della strage, Domenico Zarrelli non può più essere processato perché nessuno, se scagionato, può essere processato due volte per lo stesso reato. Ma nell’appartamento di via Caravaggio non c’era solo il suo dna: c’era anche quello di altre persone. Ignoto 1, Ignoto 2, Ignoto 3. Chi sono? I tre dna (due uomini e una donna) sono stati ritrovati durante le nuove analisi della Polizia Scientifica che hanno consentito, l’anno scorso, di riaprire gli scatoloni con le prove prese all’epoca sulla scena del crimine. E chi se l’ immaginava che 39 anni dopo quei reperti avrebbero parlato? C’era uno strofinaccio, dove è stato trovato dna di Zarrelli (nella foto). E due mozziconi di sigarette, che la polizia trovò in salotto e nella stanza da pranzo. E’ da lì che sono saltati fuori, oltre Zarrelli, anche Ignoto 1, 2 e 3. La Polizia Scientifica, l’Unità Delitti Insoluti della Polizia, la Squadra Mobile di Napoli chiesero allora -era l’anno scorso – di fare indagini supplementari, indicando al Pm Luigi Santulli una rosa di oltre trenta nomi tra i quali potevano nascondersi i proprietari di quel dna.

via caravaggio

 

 

 

 

 

 

 

A questo punto ti aspetteresti che il Pm che ha in mano l’indagine dica: ragazzi, procedete subito! Anche perché non è che tutti quei nomi sono al Creatore. Tanti sono molto, ma molto vivi. E quindi, indagabilissimi, se ricollegabili alla strage. E invece no. Il Pm ritiene che le indagini in fondo non sono necessarie e che il caso va archiviato, anche perché i reperti dell’epoca possono essere stati inquinati dalle mille persone che entrarono sulla scena del crimine o mal conservati. E certo che possono: ma scusate, anche se fosse, questa contaminazione allora come mai, tra miliardi di uomini del pianeta Terra, restituisce proprio il dna di Domenico Zarrelli? La contaminazione è una possibilità, non una certezza: e va dimostrata, non data per certa su un foglio di carta. Il Pm ritiene che Zarrelli frequentava via Caravaggio, quindi poteva aver toccato strofinacci e lasciato in giro mozziconi senza problemi. Sbaglia: c’era stato una sola volta, mesi prima. Premesso che è lo stesso Zarrelli a dirlo, dopo quell’unica volta si suppone che i Santangelo avessero un livello minimo di pulizia tale da fare l’ammollo allo strofinaccio e passare almeno una volta la scopa. Il Pm ritiene che non si può attribuire con certezza quel profilo dna a Zarrelli, perché le buste in cui erano conservati alcuni suoi capelli di allora erano aperte . Bene, giudice, gli rifaccia il dna adesso. E’ esattamente a queste conclusioni assurde che s’è opposto Gennaro de Falco, l’avvocato che rappresenta Lucia Santangelo, una delle eredi delle vittime della strage.

Avvocato, che succede? “Succede che ho fatto opposizione all’archiviazione e ci sono tutti i presupposti per restituire la verità, ma tutti!“. Cos’ha chiesto nella sua opposizione?  “Nuove indagini sui vari sospettati proposti dalla Polizia, inclusi ovviamente quelli indicati dallo stesso Zarrelli, certo. Due figure che già sono entrate in questa indagine, cioè il medico dell’Inam Giuseppe De Laurentis e il pregiudicato calabrese Annunziato Turro. Entrambe deceduti, ma possiamo esumarli e verificare“. L’udienza per la discussione dell’opposizione di fronte al Gip è già stata fissata, con una velocità mai vista.

caravaggio 1

 

 

 

 

 

Ha senso opporsi se Zarrelli, per il principio del “ne bis in idem, non può essere processato due volte? “La verità storica può essere trovata indipendentemente da quello. A parte che non è una norma costituzionale, ma procedurale: e la procedura penale può essere modificata. Resta il fatto che se facciamo il dna su queste tre persone abbiamo riscritto la storia“.

Perché di questo si tratta: riscrivere la storia. Che ruolo ebbero Ignoto 1, 2 e 3, quella notte? Erano con l’assassino quando entrò? Arrivarono dopo, per dargli una mano? I vicini del piano di sotto sentirono una lunga teoria di rumori e passi nelle ore più alte delle notte tra il 30 ottobre e il 1 novembre 1975. Ora sappiamo che non c’era solo un’altra persona, con l’assassino. Ma altre tre. Il Gip, ora, può fare tre cose: può dichiarare inammissibile l’opposizione. Chiedere nuove indagini. Ordinare al Pm l’mputazione coatta di qualcuno.

Chiariamoci: la strage di via Caravaggio è unica al mondo. Non solo perché una persona assolta in via definitiva (e risarcita) sembra essere, quasi 40 anni dopo, il colpevole. Ma anche perché le indagini tirano fuori, quasi 40 anni dopo, i nomi segreti dei suoi complici. Come si fa ad archiviare un caso del genere? Quale giudice si assumerà la responsabilità di farlo? E’ quello che vogliamo sapere. Tre morti aspettano giustizia. Da 40 anni.

di Fabio Sanvitale