Federica Mangiapelo: storia di un’indagine e di una condanna

E’ finita, almeno in primo grado, come molti si attendevano. Con la condanna a diciotto anni per Marco Di Muro, il venticinquenne ex fidanzato di Federica Mangiapelo. Come molti si attendevano: perché in questa storia, fin dall’inizio, gli elementi di fatto e l’atteggiamento di Di Muro sono stati subito contro di lui. Federica era stata trovata morta una mattina di inizio novembre del 2012, sulla riva del Lago di Bracciano, a Vigna di Valle, da un signore che passava alle prime luci del giorno. Lontana da casa, lontana da Anguillara Sabazia dove abitava. Non così lontana da non poterci arrivare a piedi, se non fosse che la notte aveva piovuto e, mi raccontò con grande dignità Luigi, il padre, Federica avrebbe avuto troppa paura a arrivare in quel posto, al buio. Camminando senza ombrello lungo la strada di curve che porta al lungolago.

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Vado, vedo il posto. Un posto per coppiette: stabilimenti balneari chiusi, appartato. Il luogo dove parcheggi, in una notte qualsiasi, quando sei del Lago e vuoi stare da solo con chi ami. Appunto, mi dico: un luogo dove non ha senso andare da soli. A fare che? Sospettano da subito Marco, che subito si isola da tutti. E vorrei vedere: dice che hanno litigato per la centesima volta, che l’ha mollata di notte ad Anguillara e se n’è andato a casa. Poi scopri che a casa ha lasciato un biglietto alla mamma per dirle di lavare immediatamente i suoi pantaloni, al mattino, subito. Che quando i carabinieri vanno da lui consegna il suo secondo cellulare, non quello che aveva usato la sera prima. Che la telecamera di un benzinaio l’ha filmato mentre mette benzina vicino il lungolago proprio mentre diceva di essere già a casa. Che era geloso all’eccesso di lei. Senti tutto questo e dici: ecco il sospettato numero uno. Lo indagano. Pubblicamente, gli faccio 10 domande. Il magistrato ordina una perizia medico legale.

I primi periti scoprono una malattia cardiaca insolita in Federica, la miocardite,  e dicono: ah, è stato quello. Mi informo coi medici: sì, può essere. Meluzzi, solito genio, va in tv a dire che “il Lago di Bracciano è pieno di spiritisti e la ragazza può avere avuto una crisi di spavento, era la notte di Halloween“. Giuro: una delle cose più ridicole che ho mai sentito. Luigi rimane basito: va bene, dice, è morta di miocardite, ma come c’è arrivata a Vigna di Valle? Bene, quel giudice è tenace e va avanti. Seconda perizia: no, è annegamento. I fari puntati su Marco Di Muro adesso lo illuminano a giorno. Lo arrestano e finisce ai domiciliari. Si avvale della facoltà di non rispondere. Si sommano le altre contraddizioni di quella notte. L’amico che era con loro e che lo ha visto fare inversione e tornare indietro, dopo essere stato riaccompagnato a casa. L’ipotesi è chiara: Marco e Federica, la lite, lui la molla per strada, riaccompagna l’amico, torna indietro, carica lei, vanno sul lungolago per discutere, la conversazione diventa lite dopo un secondo, Marco che spinge Federica nell’acqua, la soffoca, si bagna i pantaloni. Quei pantaloni, sui quali rimarranno le microalghe tipiche di Bracciano. E ieri, il Gup che lo condanna a 18 anni di carcere (c’era il rito abbreviato, quindi sconto di pena di un terzo).

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E Marco, che intanto è finito a Rebibbia: qualche giorno fa i carabinieri sono passati per un controllo e non l’hanno trovato a casa. Una bravata? Voleva scappare? Non si sa. Ora, per i prossimi anni e salvo la Corte d’Appello non cambi le carte in tavola, starà dentro. Chissà che un giorno non racconti davvero come andarono le cose: ma l’esperienza mi dice che non lo farà mai. E Federica. Sono passati due anni e otto mesi da quella notte. Federica, che avrebbe compiuto 18 anni a febbraio scorso, sta al camposanto. Quella sera è uscita con lui e lui non me l’ha riportata“, dice Luigi. 

di Fabio Sanvitale