Due donne a cui la vita aveva ancora tanto da offrire. Una giovane mamma innamorata dei suoi figli e una ragazzina con una grande passione per la ginnastica ritmica. Le loro storie sono entrate di prepotenza dentro le nostre case ormai da qualche anno, attraverso le prime pagine dei giornali, la televisione e internet. Ora, in questo torrido inizio estate, mentre molti di noi sono già in vacanza oppure aspettano di partire, la giustizia sta mettendo le fondamenta di quella che sarà, almeno processualmente, la verità sulla sorte queste vite spezzate.
Elena Ceste e Yara Gambirasio sono state uccise, su questo non c’è alcun dubbio. Entrambe finite nella “terra degli scomparsi” per alcuni mesi, sono state poi ritrovate a poca distanza da casa. La prima viveva a Costigliole d’Asti, l’altra a Brembate Sopra (Bergamo). Due uomini sono in carcere per il loro omicidio: Elena Ceste sarebbe stata uccisa dal marito e padre dei suoi 4 figli, Michele Buoninconti; Yara, invece, sarebbe stata vittima delle perversioni di un muratore, il 44enne Massimo Bossetti.
Lo scorso 1 luglio al tribunale di Asti ha preso il via il processo a Michele Buoninconti, che ha scelto di essere giudicato con rito abbreviato. L’imputato, che il 24 gennaio 2014 avrebbe ucciso la moglie perché “inadeguata” e “inaffidabile” come moglie e come madre, si è presentato davanti alla Corte visibilmente dimagrito e con un atteggiamento, secondo l’avvocato di Elena Ceste, “tranquillo e apparentemente indifferente”. Nonostante il rito abbreviato, durante la prima udienza gli avvocati della difesa sono riusciti a far inserire nel fascicolo del processo ben tre nuove consulenze tecniche, due delle quali dovranno essere discusse in aula con gli specialisti che le hanno redatte. Il prossimo appuntamento sarà il 22 luglio, quando forse capiremo se queste perizie potranno in qualche modo influire sull’esito del processo.
Oggi, invece, davanti alla Corte d’Assise di Bergamo si è inaugurato il processo che vede imputato Massimo Bossetti, accusato di omicidio aggravato nei confronti della piccola Yara. Bossetti era presente in aula e lo sarà per tutta la durata del processo. La famiglia Gambirasio invece non c’era e, in linea col suo atteggiamento riservato e defilato, ha già dichiarato che si recherà in aula solo per testimoniare. I difensori di Bossetti, com’era prevedibile, hanno chiesto la nullità del prelievo del Dna fatto all’imputato con la scusa di sottoporlo a un alcool test (prelievo che ha permesso di identificarlo con “Ignoto 1” e quindi con l’assassino della ginnasta). Gli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini sostengono che al muratore, in quell’occasione, si sarebbero dovute fornire le garanzie difensive, dal momento che “non si può dire che il signor Bossetti il 15 giugno dell’anno scorso non fosse indagato”. La Procura si è opposta a questa richiesta. Il prossimo 17 luglio i giudici renderanno nota la loro decisione in merito.
Due processi che sicuramente faranno discutere e che non si esauriranno con l’estate, ma lasceranno spazio a un lungo autunno e a un lungo inverno. La macchina della giustizia si è messa in moto, non ci resta che attendere per capire dove porterà. La speranza, come sempre, è che si arrivi alla verità per dare almeno un po’ di pace e dignità a queste vittime a ai loro cari.
di Valentina Magrin