I cani. Sempre più spesso ci sono loro, ad aiutarci a trovare chi è scomparso, a seguirne le tracce. Cani da ricerca (il cosiddetto mantrailing), cani da cadavere. Su di loro si dicono un mucchio di cose, alcune vere, altre inesatte. Dalla protezione civile alla ricerca scomparsi, alla caccia agli evasi (un classico impiego americano), i cani seguono il nostro odore, unico come le nostre impronte digitali. Lo fissano anche se si tratta solo di annusare l’abitacolo di una vettura e non lo perdono nemmeno se devono attraversare un centro commerciale. E’ di poco tempo fa il loro intervento per ritrovare il cellulare di Gilberta Palleschi, la donna che era scomparsa mentre correva.
E allora eccoci qui con Enrico Gualtieri, conduttore di cani da mantrailing dei Carabinieri e Responsabile Addestramento e Operazioni di Nemesi, associazione toscana che si occupa proprio di questo, dal 2013. Enrico è in ambito cinofilo da 18 anni e facciamo subito la prima scoperta: “I cani molecolari non esistono, sai?“. Come sarebbe a dire, non esistono? “I cani sono tutti molecolari, da sempre” risponde Enrico sorridendo “questa definizione a livello scientifico non esiste“. Penso a tutte le volte che in tv ci dicono “molecolare” e nella testa vediamo arrivare un cane col costume di Superman; e sorrido anch’io.
Enrico, a che età inizia l’addestramento? “Tra i due e gli otto mesi iniziano a socializzare con l’ambiente dove lavoreranno, poi si comincia a esaltare le doti naturali del cane in modo ludico, infine a collegare l’odore iniziale alla persona. E, sempre, allenamenti ogni giorno“. I cani più usati sono i bloodhound, vero? “Beh, sì, hanno una marcia in più. Sono i più accurati anche per gli odori più vecchi. Sulle tracce fresche anche i pastori tedeschi e i pastori belgi malinois vanno bene, però”.
Mi dicevi che il cane da mantrailing non serve necessariamente a trovare qualcuno… “Esatto, magari però individua la direzione che ha preso. Ci dice se è salito su un autobus, un auto“. Enrico, si sente dire di tutto sulle tracce. Per quanto tempo sono buone da annusare? “48 ore. Dopo, cercare è ancora possibile, ma le possibilità di successo si riducono del 60-70%“. Ok, dicci come funziona. “Semplice, ognuno di noi perde cellule epiteliali. Sono queste, che il cane segue. Queste cellule sono attratte dall’acqua, quindi l’acqua paradossalmente le esalta. Certo, grandi piogge, temperature molto basse, il vento spostano le cellule anche di metri, favorendo l’errore del cane“.
Parliamo dei cani da cadavere, adesso. “E’ un altro tipo di cane, con un altro addestramento. Riconosce i vari odori degli stadi di decomposizione, ma non ne segue la traccia, perché non c’è traccia“. Il cadavere non si sposta, certo: e quindi? “E quindi lavora in un’area specifica, aperta o chiusa poco importa. Basta che il corpo sia stato appoggiato lì 20 minuti e lo sente anche dopo anni, anche se ormai è scheletrificato. Certo, se poi è stato portato via diventa difficilissimo“.
Cosa ci vuole per essere un bravo conduttore? “Bisogna saper interpretare i segnali del cane. Quando si parla di unità cinofile questo si intende: conduttore più cane“. E ogni cane può averne uno solo, giusto? “Giusto. Il cane sarà operativo per 8-10 anni, poi giustamente anche lui va in pensione“. Enrico, tu e Luca Daveri, con Nemesi, avete operato in tutta Italia e anche in Corsica, con la Gendarmeria francese. Com’è la situazione, da noi? “Da noi c’è una realtà frastagliata e grandi guerre tra le associazioni. E c’è confusione su cosa davvero può o non può fare un cane“. E a livello ufficiale i cani sono pochissimi: a parte il Soccorso Alpino, solo i carabinieri hanno cani da mantrailing, mentre la polizia ha solo un cane ed è da cadavere. Per tutt’Italia! E c’è di più: i cani delle associazioni private non sono censiti, nè è certificata la capacità del conduttore e del cane. Capite bene che a questo punto non basta dire “chiamiamo i cani” per pensare di trovare chi è scomparso…
Ma Enrico prosegue: “Non c’è una legge, solo delle Linee Guida Nazionali”. Ma nella pratica, come funziona? “Se qualcuno scompare, le forze dell’ordine allertano la Prefettura che a sua volta allerta le associazioni cinofile sul territorio. I Vigili del Fuoco coordinano sul campo. Ma non è detto che alla fine tutto fili liscio: dipende dal livello di collaborazione tra tutti questi enti…“.
E pensare a tutto quello che potremmo fare, se i cani fossero molti di più e se chi guida le indagini conoscesse meglio il loro impiego. A quanti nomi sparirebbero dall’elenco degli scomparsi. I cani sono pronti ad aiutarci. Noi siamo pronti a farci aiutare da loro?
di Fabio Sanvitale