Quando la Procura di Pisa aveva messo insieme un insieme di prove e ci credeva, quando sembrava che si potesse processare Logli per la scomparsa di Roberta Ragusa, è arrivata la doccia fredda. Il Giudice per l’Udienza Preliminare, Giuseppe Laghezza, non è stato dello stesso avviso. Antonio Logli è stato prosciolto poco fa dalle accuse: il Gup non ha ritenuto di doverlo mandare a processo. Sono passati più di tre anni da quella notte, la stessa in cui la Costa Concordia naufragava al Giglio. Tre anni fitti di ricerche.
In questi mesi il Gup ha esaminato le carte della Procura e non si è convinto. Va ricordato che Logli si è sempre avvalso della facoltà di non rispondere e quindi non ha mai deposto davanti agli inquitenti, lasciando di fatto a loro l’onere di dimostrare la sua colpevolezza. Ed è una strategia tosta, come Logli stesso è una persona tosta.
La prova della sua colpevolezza, come sappiamo, per la Procura di Pisa era eminentemente basata sulla particolare situazione emotiva che si respirava in casa Logli in quei mesi (per via della relazione tra lui e la Calzolaio), ma soprattutto per via dei quattro testimoni che collocavano l’uomo nei pressi di casa sua, intento a litigare con una donna in tuta o pigiama rosa, cioè la Ragusa. Testimonianze tardive, certo, ma che si incastravano tra loro. Ombre per qualcuno, voci lontane per altri, figure con un nome e cognome preciso per altri. Ma nessun cadavere, certo, che non è poco. Una situazione chiaramente indiziaria, nella quale il Gup non ha trovato quegli elementi che potevano giustificare un rinvio a giudizio.
La morte di Roberta Ragusa resta a tutt’oggi senza colpevole.
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