E’ il 26 aprile 2007. Due ragazze che escono litigando dal vagone della metro, a Termini. Una lite, cominciata al momento di uscire, probabilmente per una spinta. Nessuno sa nulla della storia dell’altra. Vanessa è una bella ragazza di 23 anni, è di Fidene, là dove i palazzoni vedono la fine della città. Fa il tirocinio infermieristico all’Umberto I. E’ sotto metadone, cerca di uscire dall’eroina. Doina ne ha 22, è rumena e si prostituisce per mandare i soldi a casa, a Ploiesti, dove ha lasciato due figli. Salgono entrambe a Tiburtina, scendono entrambe a Termini. E’ davvero importante sapere chi delle due ha cominciato? Chi ha spinto chi? Se Vanessa Russo ha preso a sberle Doina Matei? Se la rumena ha alzato l’ombrello solo per tenere a distanza l’avversaria? Fatto sta che colpisce al viso Vanessa. E’ un movimento rapido. Ma la punta di legno entra nell’occhio di Vanessa, raggiunge il cervello, penetra per 7 cm, trancia un’arteria. La ragazza cade, il sangue, le urla (nella foto, il punto in cui accadde, com’era allora). Doina fugge nelle Marche, la polizia guarda i filmati delle telecamere della metro (installate da poco, dopo l’attentato nella metro londinese del 2005), la arresta. Di fronte ai magistrati è distrutta: non voleva uccidere, dice. Una teste, però, racconta un’altra versione. “Io ho visto Vanessa allontanarsi da Doina un po’ come se le avesse lanciato l’ultimo improperio per poi piantarla lì, ed è a quel punto che è partita l’ombrellata. Vanessa era di profilo rispetto alla rumena e in quel momento ho incrociato il suo sguardo a pochi metri di distanza, una scena che non dimenticherò mai. L’ho vista girarsi verso Doina proprio nel momento in cui arrivava il colpo, subito dopo è caduta a terra. Sulla banchina nessuno schiaffo, casomai potrebbe esserci stata un’ultima aggressione verbale. Ma in ogni caso io ho visto Vanessa allontanarsi e non aggredire Doina. La mia impressione è che quella della rumena sia stata una reazione rabbiosa e violenta a un presunto insulto. Credo che neanche lei si sia resa veramente conto di quello che aveva fatto”.
Al processo Doina arriva col rito abbreviato e l’accusa di omicidio preterintenzionale: il delitto è stato dovuto a una condotta non volontaria. Il suo gesto è andato oltre le intenzioni, voleva ferire Vanessa; ma c’è l’aggravante dei futili motivi. Viene condannata a 16 anni di galera.