La Procura di Imperia ha archiviato nuovamente le indagini sulla morte di Luigi Tenco. E’ la seconda volta, dopo la prima riapertura del caso, nel 2006. Questo nuovo tentativo si conclude, così, nel modo che avevamo previsto: con una bella archiviazione, scandita dalle parole del Procuratore della Repubblica di Imperia, Giuseppe Geremia: “i morti vanno lasciati in pace“. Alla vicenda avevamo dedicato un’inchiesta in due parti (la trovate qui e qui), esattamente due settimane fa.
L’ inchiesta era ripartita a gennaio 2014 sulla base dell’esposto del giornalista Pasquale Ragone, che riteneva ci fossero nuove prove che portassero dritte all’omicidio. Queste: il colpo mortale non fu esploso dall’arma di Tenco (ma già nel 2006, quando ci fu l’esumazione, era stato accertato dalla Scientifica che il proiettile era stato esploso dall’arma del cantante), la lettera d’addio era stata dettata e non scritta volontariamente (ma non presenta i segni grafologici della dettatura e se Tenco era stato prima stordito e poi suicidato, quando diamine aveva trovato il tempo di scrivere sotto dettatura?), non c’erano residui dello sparo sulla mano destra (c’erano, c’erano), una pistola non finisce sotto il corpo del suicida (ma tutto si basava sulle foto del sopralluogo, che hanno valore zero), c’era una frattura sul cranio non attribuibile al colpo di pistola (il medico legale che fece l’autopsia nel 2006 disse che era possibile, invece). S’era trattato insomma d’un complotto: si voleva evitare che Tenco rivelasse certe combine nei risultati del Festival (una supposizione).
In realtà le prove non ci sono mai state: con buona pace delle trasmissioni tv che hanno dato ampio risalto – a senso unico – ad un’ipotesi inconsistente, ignorando che la riapertura delle indagini non era stata dovuta a queste “prove”. Si trattava – è la prassi – di un atto dovuto, che si fa quando si portano, comunque, degli elementi su un caso. Ora i complottisti diranno che non sono state fatte indagini serie, che la Procura non ha voluto indagare. E’ prevedibile.
Intanto, la Procura di Imperia ha chiuso definitivamente il fascicolo. Restano le canzoni di uno dei cantanti più progressisti che la storia della musica italiana abbia mai avuto: e non è poco, non è davvero ma davvero poco. Anzi: è quello che conta.
di Fabio Sanvitale