Una donna bugiarda, glaciale e crudele: questo il profilo che emerge di Veronica Panarello, madre di Andrea Loris Stival, secondo l’ordinanza del Tribunale del Riesame di Catania. Non sembrano esserci più dubbi sulla colpevolezza della donna nell’omicidio del piccolo Loris, motivo per cui i Giudici del Riesame le confermano la misura della custodia cautelare in carcere.
Da quel 29 novembre 2014, giorno in cui Loris viene trovato ucciso nel canalone di Santa Croce Camerina, gl’interrogati hanno descritto Veronica come una madre dolce e apprensiva, quasi perfetta. Ben 109 pagine d’ordinanza e due mesi d’indagini dopo hanno rivelato l’esatto opposto: <<quella non è la famiglia del Mulino Bianco>>, sostiene una parente di Veronica sul suo profilo Facebook, come raccontato dal programma “Mattino5” lo scorso 4 febbraio. Ebbene, non è l’unica testimonianza a contraddire il ritratto emerso fino ad ora.
In questi mesi Veronica non ha mancato certo di mostrarsi in pubblico visibilmente provata dalla perdita del figlio, ma quell’immagine nasconde molto altro. I vicini la descrivono come una pazza, sostengono che urla, oggetti rovesciati ed insulti a Loris ed al marito Davide fossero all’ordine del giorno in quella casa.
Un’atmosfera che giustificherebbe anche la preoccupante rivelazione della pediatra di Loris, secondo cui tra settembre ed ottobre avrebbe perso ben 8 kg in 3 settimane. Stando alle dichiarazioni dei vicini e dei parenti, Veronica aveva molta difficoltà nell’educare Loris, litigavano spesso ed il bambino reagiva non volendo andare a scuola o cercando d’istigare la madre, come quando la rimproverava di truccarsi troppo. Il Giudice insiste molto su questo particolare: pensa che quella mattina del 29 novembre 2014 la furia omicida di Veronica Panarello possa essersi scatenata proprio perché Loris, incuriosito, avrebbe cercato di ostacolarla nei suoi piani trattenendosi a casa con lei.
Una madre quindi non più “vittima” ma, come si legge dall’ordinanza, <<una lucida assassina, ha dimostrato un’agghiacciante indifferenza, manifestando una pronta reazione al delitto in cui si è resa responsabile>>, a tal punto da simulare una messinscena ed un rapimento a sfondo sessuale nei confronti di Loris.
Richiamando comunque il diritto di presunzione d’innocenza, esistono anche dei dettagli che difendono l’alibi di Veronica. Infatti, stando alla testimonianza della signora Giovanna Portelli, interrogata e presente nell’ordinanza, la mattina del 29 novembre alle 9,15, ovvero nei momenti in cui Loris è stato ucciso e poi gettato nel canalone, un’auto di colore grigio chiaro, un vecchio modello squadrato simile a una vecchia Lancia delta, avrebbe imboccato la strada del vecchio mulino a forte velocità con una manovra talmente azzardata che la signora Portelli temeva potesse essere successo qualcosa di grave. Le sue parole vengono riportate nell’ordinanza, ma i giudici le liquidano così: <<In difetto di qualunque collegamento in atti con i fatti con cui si procede, non sono idonee a scalfire il significato gravemente indiziante nei confronti dell’indagata>>. Ad insistere sull’innocenza di Veronica è anche sua sorella, Antonella che ha dichiarato di aver preso <<un avvocato, voglio aiutare mia sorella. Queste non sono prove. Io voglio aiutarla. Può anche essere che non sia stata lei. Voglio andare a trovarla in carcere>>.
Per ora comunque, l’accusa che grava su Veronica è di delitto d’impeto o addirittura di dolo. A consolidare la sua colpevolezza sono i filmini di quella mattina: nelle registrazioni si intravedono tre ombre uscire da casa ed andare in macchina, ma circa 50 secondi dopo Loris torna a casa. Inoltre quella mattina Loris non va dal panettiere a comprare la merenda come suo solito. Che questi indizi possano aiutare a chiudere il caso?
di Barbara Polidori