Sarà il pentito Vito Galatolo (nella foto) a condurre alla verità sulla scomparsa di Antonio e Stefano Maiorana? Sono passati più di 7 anni da quell’estate di dolore, quando padre e figlio sparirono dal cantiere di Isola delle Femmine (Palermo) in cui lavoravano. Anni in cui si è pensato prima alla scomparsa volontaria (con i soliti avvistamenti in Spagna), per poi capire che si trattava di un duplice omicidio di mafia.
Galatolo è l’ultimo pentito di mafia. Lo chiamano “u’ picciriddu”, ha 41 anni e dalla fine del 2012 stava in soggiorno obbligato al 21 di via San Pio X, a Mestre, dove l’hanno beccato a giugno scorso, nel condominio “Tiziano”. Quest’uomo pelato e con pancetta non è e non è mai stato l’operaio che diceva di essere: il padre è all’ergastolo per l’omicidio del Generale Dalla Chiesa, lui è il reggente della cosca della famiglia dell’Acquasanta. A Mestre ripuliva i soldi della mafia. Coi giudici ha cominciato a parlare subito di omicidi e droga, ma solo ora trapela che ha detto qualcosa anche sulla doppia scomparsa dei Maiorana: e cioè che il movente è nei contrasti sorti tra Maiorana e i soci nella costruzione del residence, come Rossella Accardo (ex moglie di Antonio Maiorana) ha sempre sostenuto. Ora Galatolo ha fatto un nome, che secondo lui è il mandante. Un imprenditore. Ad oggi non si sa chi. In questi anni due sono stati i sospettati (ad oggi,va detto, usciti puliti dalle inchieste dei carabinieri): Francesco Paolo Alamia e Dario Lopez. Cioè i soci di Antonio Maiorana. Anche un altro pentito, Gaspare Pulizzi, nel 2008 aveva detto la stessa cosa, solo che non sapeva chi fosse il mandante.
Il caso Maiorana era stato archiviato per la seconda volta nell’autunno scorso. Rossella Accardo (nella foto in basso) era allora entrata nello “sciopero della parola”, era venuta a Roma per giorni e giorni a far sentire il suo silenzio, per una protesta muta davanti al Tribunale. Lo avevamo raccontato qui. Alla Procura di Palermo non si sbilanciavano, si capiva che avevano qualcosa per le mani, ma non si sapeva cosa. Ora abbiamo capito: il nome fatto da Galatolo.
“Da un lato ci fa piacere che ci sia sempre massima attenzione su questo caso – ha detto Giacomo Frazzitta, l’avvocato della Accardo, a blogsicilia – dall’altro siamo delusi per il fatto che forse avevamo ragione. Il delitto è nato, covato e si è sviluppato all’interno del cantiere. Credo che Cosa nostra e la mafia c’entrino semplicemente per un problema geografico, e che le motivazioni e i moventi siano da ricercare in altro ambiente”. Salvatore e Sandro Lo Piccolo, boss di Isola delle Femmine in quell’estate del 2007, avrebbero verosimilmente saputo, ma non avrebbero ordinato i delitti.
“Adesso le dichiarazioni del pentito … ci porteranno dritto dritto alla soluzione del caso : ho vinto ! Abbiamo vinto … la protesta ha dato i suoi frutti !” ha gridato Rossella su Facebook. E noi siamo con lei.
di Fabio Sanvitale