È Michele Buoninconti l’assassino di Elena Ceste. Ne è convinta la procura di Asti che nella mattinata del 29 gennaio scorso ha arrestato il marito della donna scomparsa da Costigliole D’Asti il 24 gennaio 2014. Un mistero lungo un anno, durante il quale gli inquirenti hanno lavorato incessantemente fino all’epilogo finale, quando il gip di Asti, Giacomo Marson, ha accolto la richiesta del pm, Laura Deodato, arrestando Buoninconti per omicidio volontario premeditato e occultamento di cadavere.
Secondo gli investigatori, Elena sarebbe stata uccisa in casa, soffocata dal marito nel letto coniugale. Si legge infatti nell’ordinanza del gip che l’omicidio sarebbe “ragionevolmente avvenuto per asfissia, quando la vittima stava curando la propria igiene e si accingeva a indossare abiti puliti”. Il fermo di Buoninconti è avvenuto a seguito del deposito della perizia autoptica effettuata da Francesco Romanazzi, medico legale consulente del pm Deodato. L’autopsia ha escluso infatti sia il suicidio sia la morte accidentale o naturale, lasciando come plausibile soltanto la morte violenta. Il movente del delitto sarebbe da rintracciare nell’odio maturato nel tempo nei confronti della moglie, una donna inadeguata a svolgere i propri doveri di moglie e madre, secondo Buoninconti. Lo accerta un’intercettazione ambientale del 17 agosto scorso, quando Michele in auto dice ai suoi figli: «Ero riuscito a far diventare mamma una donna, 18 anni della mia vita per recuperarla, 18 anni per raddrizzare mamma. Vai a capire che cosa ha visto». E forse Elena aveva visto una luce in quel mondo virtuale che si era costruita, una via di fuga da una vita che la stava probabilmente frustrando. E questo per il marito era evidentemente inaccettabile, al punto da volerla “raddrizzare”. E un’altra intercettazione ambientale è stata ritenuta molto significativa dagli inquirenti. È quella del 5 maggio scorso, quando ancora non si parlava di omicidio ed Elena si cercava viva chissà dove. Siamo nell’abitazione della donna scomparsa e il dialogo avviene ancora una volta tra l’uomo e i suoi figli. Dice Michele: «Loro vogliono sentire solo questo… Che tra di voi non andate d’accordo! (Sarebbe a dire, gli inquirenti vorrebbero sentirsi dire che i rapporti tra lui ed Elena erano tesi). Così uno va da una parte, uno da un’altra, un’altra ancora da un’altra parte…. Vi va bene vivere così? Separati? Mamma è chissà dove! E a me mi mettono ancora da un’altra parte… Perciò cercate di essere bravi tra di voi». E poi continua una specie di lavaggio del cervello: «Mi avete mai visto litigare con mamma?». La bambina: «Sì». A lei fa eco il fratello: «E lo chiedi?». Allora continua Michele: «Eh, loro questo vogliono sentire… Se gli dite sì, state tranquilli che mi mettono da un’altra parte!». Ma la bambina ribadisce: «Tante volte hai litigato con mamma!». E lui: «Non le devi dire queste cose, ti tolgono anche me, dopo la mamma. Ora la domanda la faccio a tua sorella e ascoltala: mi hai mai visto picchiare la mamma?». La sorella: «No». «E tu?». «No». Queste intercettazioni, unite alle innumerevoli dichiarazioni contraddittorie del marito in merito alle ultime ore di vita della moglie e alle azioni da lui stesso commesse in quelle ore, contribuiscono ad accrescere i sospetti su di lui. Sospetti che portano gli inquirenti ad iscrivere Buoninconti nel registro degli indagati lo scorso 24 ottobre, dopo il ritrovamento casuale – sei giorni prima – del cadavere di Elena in un canale del Rio Mersa a circa un chilometro dall’abitazione della donna.
Dopo il deposito della perizia autoptica, la procura di Asti aveva dato finalmente il via libera ai funerali di Elena, che si svolgeranno il prossimo 7 febbraio a Govone, dove risiedono i suoi genitori, gli stessi a cui ora sono stati affidati i quattro figli rimasti orfani di madre e padre. Di un padre “autoritario, calcolatore, egocentrico, moralmente intransigente”, come lo hanno descritto gli inquirenti, che evidentemente non ha pensato alle conseguenze del suo gesto emotivamente devastanti per i suoi figli e che per mesi ha continuato a mentire, fino all’epilogo finale di questa brutta storia. Ora Michele continuerà a negare anche dal carcere?
di Simone Rinaldi