A distanza di quasi un mese, quello di Loris Stival è un caso che non intende ancora chiudersi. Intorno al suo omicidio aleggia sempre un grande interrogativo: Veronica Panarello ha agito da sola oppure no? A porre questo dubbio sono gli otto cellulari sequestrati dalla polizia a casa Stival; proseguono invece le indagini sulle riprese fatte dalla telecamera di sorveglianza che riprende il garage dell’abitazione, la strada e il portone d’ingresso del palazzo dove abitava Loris.
Se Veronica avesse agito con l’aiuto di qualcun’altro, una grossa mano potrebbe avergliela data avvenuto proprio uno di quegli otto cellulari. “La prima ipotesi è quella che vede la mamma responsabile del delitto e della fase di occultamento del cadavere; la seconda vede la figura di un complice nella fase di occultamento del cadavere; nella terza s’ipotizza una cooperazione anche nel delitto”, dice Carmelo Petralia, Procuratore della Repubblica di Siracusa. “Queste ipotesi – continua – non sono alternative, ma complementari”. Il problema è che quei cellulari sono tutti molto vecchi e quindi sarà difficile che sia uno di loro a creare il collegamento con l’eventuale complice.
Dal momento che per ora si parla solo d’ipotesi, l’unica indagata dell’omicidio rimane ancora la venticinquenne Veronica, trasferita dal carcere di Catania, nel quale era detenuta, a quello di Agrigento, ed ancora accusata di omicidio volontario con l’aggravante della crudeltà e di occultamento di cadavere.
Risale a meno di una settimana fa il funerale del figlio Loris, celebrato lo scorso giovedì presso la chiesa di San Giovanni Battista a Santa Croce di Camerina. Veronica non ha potuto prendere parte alla cerimonia su decisione del suo legale. “Voglio andare ai funerali di mio figlio, sono innocente”, ha implorato la donna in lacrime al proprio avvocato, ma non c’è stato verso di farla partecipare (per evidenti motivi di opportunità), se non permettendole d’inviare una piccola composizione: un cuore interamente fatto di fiori, che tuttavia non è entrato in chiesa. Le forze dell’ordine temevano infatti la possibilità di ritorsioni della gente nei confronti della madre.
Nonostante tutto, però, Veronica si dichiara decisa a combattere per la sua libertà ed innocenza. “Mio figlio è stato ucciso due volte: la prima quando per mano dell’assassino ha smesso di vivere, la seconda quando mi hanno arrestata e messa in carcere come colpevole del suo omicidio”. E’ quello che ha detto al proprio avvocato Francesco Villardita dopo i funerali del figlio.
Ma Davide, il marito, pur continuando a chiedere la verità, ha preso una strada diversa da quella di Veronica, ha nominato un suo legale, Daniele Scrofani Cancellieri, a dimostrazione che la strada giudiziaria da percorrere, per lui, oggi, è ormai diversa da quella della moglie.
di Barbara Polidori