E’ un indizio, ma di quelli che pesano qualche chilo. Che ci fossero dei filmati in cui l’Iveco furgonato di Massimo Bossetti si vedeva intorno all’abitazione di Yara, si sapeva. Ora la Procura cala l’asso da novanta con una consulenza dei Carabinieri.
Quel furgone l’hanno studiato e ristudiato. Perché, se è stato Bossetti, è lì sopra che Yara è salita. Ma come dimostrare che il furgone che le telecamere della zona inquadrano quella sera fosse proprio quello del muratore? Mica facile. Un furgone c’è: è lì, ronza intorno casa Gambirasio, in via Rampinelli. Mentre Yara si prepara ad uscire. Ci gira intorno per circa un’ora: mentre su Brembate scende la sera del 26 novembre 2010. Poi lo vede la telecamera piazzata su una banca proprio all’angolo con via Rampinelli. Alle 18,01 lo inquadra l’occhio elettronico del distributore di benzina, vicino la palestra. Alle 18,30 a telecamera di una società di fronte al centro sportivo. Il furgone rimane in zona, praticamente, fino circa all’uscita di Yara dalla palestra, alle 18.45. Aspetta. Poi non c’è più. Come dimostrare però che il furgone delle immagini fosse il suo?
Gira e rigira i fotogrammi, guarda e riguarda, i carabinieri del Racis hanno notato che aveva, montato sul retro, un catarifrangente non di serie, proprio come l’Iveco che usava Bossetti. E’ un indizio, ma sarete d’accordo che pesa.
Uno dei problemi di Bossetti è sempre stato quello di giustificare che facesse da quelle parti, a quell’ora. Due anni dopo i fatti, è anche ovvio che lui non si ricordi dove fosse quel giorno, a quell’ora. Ci sta. Certo, in zona ci abita il fratello, ci sta il commercialista, ma nessuno dei due ricorda visite di Bossetti in quel periodo. Potrebbero ricordare male, ci sta anche questo. Sta di fatto che il muratore aveva tempo libero, quel giorno: perché aveva finito di lavorare in cantiere alle due. E che quel furgone assomiglia maledettamente al suo.
E poi ci sono le testimonianze di negozianti e abitanti della zona, incrociate con il traffico del cellulare di Bossetti, che dimostrano che il muratore fosse stato spesso, nei mesi precedenti, nella zona di Brembate. Nonostante quello che scrivono spesso sbagliando i nostri colleghi, ricordiamo però che a posteriori è letteralmente impossibile ricostruire gli spostamenti di chiunque solo vedendo che ripetitori telefonici agganciava. Si può dire: Bossetti era in zona. Stop.
Intanto, la difesa di Bossetti aspetta la decisione della Cassazione: hanno fatto ricorso contro la decisione del tribunale del riesame di non concedere la scarcerazione né i domiciliari al muratore. Una volta saputa la decisione, il Pm chiederà il rinvio a giudizio.
di Fabio Sanvitale