L’ha interrogata stamattina, il Pm Marco Rota. E’ la prassi. Cosa prevedibile. Ed altrettanto prevedibile è quello che ha fatto Veronica Panarello: si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Silenzio, niente da dire. Se è innocente, è un modo per non aggravare la sua posizione. Se è colpevole, è chiaro che non risponda. Perché questi sono delitti che non si confessano nemmeno a sé stessi. Forse si può sbandare un attimo (l’aver restituito lei le fascette alle maestre che erano andate per le condoglianze significa questo, allora?), ma non si può ammettere la verità. Loris aveva solo 8 anni quando è finito nel canalone (nella foto). Se è stata lei, non lo confesserà mai.
L’interrogatorio di stanotte ha fatto sbandare anche Davide, il marito: ha avuto parole durissime verso la moglie, uscendo dalla Questura di Ragusa. Forse gli investigatori gli hanno mostrato qualcosa, la sagoma della loro auto che imbocca il viottolo che porta al canalone. Certo, manca proprio l’ultima parte del percorso, dell’azione, ma la direzione è quella, purtroppo. Mancano quei fotogrammi che ci direbbero la verità, mancano quelle parole che non si possono dire.
Cosa accadrà adesso è invece facile dirlo. La procedura penale è quella. La parola passa al Gip che deve convalidare o meno il fermo disposto dal Pm, cui è sottoposta Veronica Panarello. Il Gip deve inoltre valutare la richiesta del Pm, che verosimilmente sarà quella di tenerla in carcere. Certo, potrebbe anche decidere per i domiciliari (ma data la gravità delle accuse, nessuno si aspetta la seconda possibilità). Se non convalida, vorrà invece dire che ritiene che non ci siano elementi sufficienti per accusarla. E tutto questo deve avvenire entro domani notte.
Per Veronica Panarello saranno 36 ore di paura. Per Davide, 36 ore di rabbia. Per Santa Croce Camerina, 36 ore di sgomento.
di Fabio Sanvitale